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Australian Open: la Volpe Rossa sconfigge l’Orso Scacchista a casa del tiranno detronizzato.

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La sfida del secolo. Con questo termine si può pensare a tante manifestazioni sportive: Italia-Germania, Ali-Foreman, Senna-Prost, Federer-Nadal, ma il confronto che si è guadagnato l’utilizzo esclusivo di questa locuzione trascende dagli sport popolari e sconfina nel mondo del duello mentale. Nel 1972, nella terra del ghiaccio e del fuoco islandese, dopo circa due mesi dall’inizio della partita, Bobby Fischer dichiarò lo “scacco matto” al suo nemico sovietico Boris Spassky. 52 anni dopo, lo scacco matto non è più inteso come la caduta del Re, bensì viene sancito da un lungolinea del moderno campione Jannik Sinner, un punto che significa tripudio, che significa trionfo e vittoria e soprattuto porta alla Volpe Rossa il primo titolo Slam. Dalla parte opposta, un moderno Spassky, affonda tra errori e fantasmi, andando vicinissimo ad un titolo che ha sognato, ha accarezzato e guardato da vicino, ma che alla fine ha preso un’altra direzione: è la seconda volta che l’Australian Open sfugge in questo modo a Daniil Medevedv, che come nel 2022 si trovava in vantaggio di due set. L’Orso (in russo Medved) era quasi convinto di potersi prendere una pesante rivincita, era stato sconfitto più e più volte negli ultimi mesi dalla Volpe, ma a Melbourne sembrava aver ritrovato le sue armi incontrastabili. Medvedev è sempre stato considerato un tennista atipico, diverso dagli altri dotato di colpi antiestetici, non canonici, ma tremendamente efficaci. Soprannominato appunto “Lo scacchista” proprio per il suo amore per la disciplina di Spassky e Fisher, era riuscito ad approcciare l’incontro mettendo il nostro Jan più volte sotto scacco, dando l’impressione di un ritorno alle origini dei loro testa a testa, ma era tutta un’illusione. Nella città giardino australiana, nell’arena del tiranno tennistico Novak Djokovic, la furbizia della Volpe ha aggirato anche le mosse d’apertura dell’Orso che ha finito per cadere nel tunnel dei fantasmi, dal quale non ha trovato la via d’uscita.

Jannik Sinner, Australian Open

Sinner: come trarre forza dai fantasmi del passato

Dopo il successo con Djokovic, Jannik Sinner ha visto rapidamente svanire quella tranquillità ambientale che traspariva anche dalla conferenza stampa (il siparietto tra lui e Cahill davanti ai giornalisti è esilarante). Nei primi due set il tennis difensivo di Medvedev aveva mandato in tilt la macchina infallibile altoatesina, e per la prima volta da mesi -più esattamente dal 10 ottobre scorso quando a Shangai perse a sorpresa contro Shelton-, abbiamo visto un Sinner scoraggiato ai limiti del crollo mentale ed emotivo. “Cosa devo fare?”, ha chiesto ripetutamente al suo angolo, sconfortato ed impotente contro un avversario che stava dominando 6-3 5-1. È intervenuto quindi Vagnozzi: “Prova qualcosa di diverso” gli ha detto in un momento ripreso dalle telecamere di Eurosport, gli ha chiesto di allontanarsi dalla riga, di entrare in una sorta di regime di emergenza (accadde anche nel 2023 a Roma contro Shevchenko), per cambiare le sorti di una partita che a quel punto era virtualmente finita. Il secondo set lo ha vinto comunque il russo, il piano dello scacchista non trovava intoppi, ma poi è giunto il visibile cambio della marea. Il servizio di Jan è migliorato, a tal punto da aver ribaltato l’inerzia e aver mandato in difficoltà l’Orso che a quel punto iniziava a sbagliare: 4 dritti fuori dal campo riaprivano la partita e Daniil tornava indietro nel tempo, avvolto dai fantasmi.

Jannik Sinner, Australian Open

Il tennis è lo sport del diavolo e Medevev lo ha capito bene, oggi gli è stato ribadito ancora una volta. Nel 2019 perse lo US Open sul traguardo e nel 2022 gli sfuggì l’Happy Slam per un soffio: era in vantaggio 2 set a 0 contro Nadal -che oggi ha fatto personalmente le congratulazioni a Jannik via Instagram-, ma anche quella volta ha portato nella sua bacheca solo il trofeo dello sconfitto. Molto probabilmente questi pensieri si sono presentati prepotentemente nella testa dello scacchista trovatosi senza i propri alfieri. Visibilmente stordito e confuso, come canterebbero gli intramontabili Led Zeppelin, Medvedev non è riusscito a riappropriarsi del dritto, in più Sinner ha ricevuto il provvidenziale aiuto del servizio propio nel momento di massimo bisogno: sulla palla break russa del settimo game. 6-4 anche nel quarto, il titolo si gioca allo scontro finale del set che non ammette errori. A quel punto i fantasmi hanno circondato Jannik, troppe volte è stato eliminato sul più bello, proprio al quinto parziale (Alcaraz a Us Open 2022 è l’esempio principale che balza alla mente). È qui che è emersa la solidità del campione, la Volpe Rossa è riuscita a trarre forza dall’incubo, ha vinto il punto della partita in uno scambio da 27 colpi: inarrestabile. Sinner ha completato l’opera, dopo aver detronizzato il tiranno serbo proprio nella sua reggia (Djokovic a Melbourne ha vinto 10 volte) ha aperto le porte del tennis ad una nuova era. I campi in GreenSet di Melbourne non sono mai stati così azzurri.

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