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Torna la vecchia auto, stop ai ‘giretti’ in quartiere.

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lunedì, Maggio 6, 2024

Basta passeggiate a piedi: nel dopo pandemia si torna tutti dentro alle ”vecchie” auto, a fare la fila per andare al lavoro o tornare a casa.

E se si va in bus si deve tener presente che il ‘parco circolante’ è abbastanza ‘indietro’, un po’ vecchio e affatto ‘smart’. “Riposti definitivamente nel cassetto i Dpcm e le restrizioni sulla mobilità, nell’era post pandemica gli italiani dicono addio ai giretti in quartiere e riconfermano, anche per il 2022, un ritorno all’auto privata.

E sul trasporto pubblico locale, sostenibilità e infrastrutture, il Paese resta lontano dagli standard europei.

Il rapporto sulla mobilità, gli stili e i comportamenti di mobilità degli italiani” a cura di Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, in collaborazione con il Cnel e con il supporto scientifico delle associazioni del Tpl, Agens e Asstra, evidenzia come la mobilità pedonale, dopo l’esplosione del 2020, sembra non confermarsi: gli spostamenti a piedi nel 2021 scendono al 22,7% del totale, oltre 6 punti in meno rispetto al 2020, e nel 2022 (primo semestre) scendono ulteriormente al 19,7%. In valore assoluto, la riduzione tra il 2019 e il primo semestre 2022 è stata pari al -14%.

L’auto, anche per il 2022, riconferma invece la sua ascesa: la quota modale raggiunge quasi la soglia del 65%, un punto e mezzo in più del livello pre-Covid (era scesa al 59% nel 2020). Nel 2021, il parco autovetture ha continuato a crescere ma non a ringiovanire: la sua età media è aumentata a 12,2 anni rispetto agli 11,8 del 2020. Il totale delle auto circolanti è appena sotto i 40 milioni (39,8 circa 100mila in più rispetto al 2019) con un tasso di motorizzazione salito a 67,2 veicoli ogni 100 abitanti (66,6 nel 2020). Il tasso di motorizzazione dell’Italia resta perciò tra i più alti in Europa con un parco circolante di oltre 11 milioni di veicoli che non superano lo standard emissivo Euro 3 (poco meno del 30% del totale).Tra le grandi città il tasso di motorizzazione raggiunge il livello record di 77,3 a Catania (in riduzione di -0,4 punti rispetto al 2020) e scende sotto il 50% solo a Venezia/Mestre, Genova e Milano. Nel 2021, è in riduzione marginale a Firenze, Bari e Catania, in riduzione sensibile solo a Torino (-3,6 punti). Ma il grido di allarme più preoccupante arriva dal trasporto pubblico locale. Oltre 900 le imprese operanti, 114.000 gli addetti ai lavori e un giro d’affari di circa 12 miliardi.

Eppure, a fine 2022, il comparto stima una riduzione dei passeggeri del -21% rispetto al 2019 e, per la fine del 2023, si prevede un volume della domanda del -12% rispetto allo scenario pre-Covid. Il parco autobus adibito a servizio Tpl ammonta, a settembre 2022, a quasi 50.000 veicoli di cui il 14,6% non assicurato (presumibilmente non circolante). Sotto il profilo qualitativo, il settore soffre un ritardo strutturale nel processo di ringiovanimento del parco mezzi. In Italia, l’età media degli autobus è di circa tre anni superiore alla media europea anche se va detto che negli ultimi anni, grazie alle ingenti risorse statali messe a disposizione, è stata avviata una significativa accelerazione nel rinnovo del materiale rotabile.

C’è poi una preoccupante sofferenza delle imprese del settore che faticano a uscire dalla crisi: già nelle valutazioni fatte a marzo 2022, quindi a pochi giorni dall’avvio della guerra in Ucraina, l’impatto dei costi energetici sui bilanci aziendali era molto alto e per il 2022 l’incremento dei costi operativi stimato andrà ad attestarsi al +12,9% a fronte di un incremento del valore della produzione al +7%. Ad inasprire la situazione c’è poi la percezione negativa dei cittadini: scarsa frequenza delle corse, inaffidabilità degli orari e, a livello psicologico, persiste ancora la paura dei contagi.

ANSA ( di Francesco Carbone)

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