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Uil Fpl di Roma e Lazio: “Attacchi sulle Province distorti e demagogici”.

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domenica, Maggio 5, 2024

Il primo Aprile 2014 c’è stato un ulteriore attacco, ormai all’ordine del giorno, verso il Pubblico Impiego. Quello sulle Province,a nostro avviso, è stato effettuato in maniera distorta e demagogica.

Lo comunica in una nota la Segreteria della Uil Fpl di Roma e Lazio.

Anzitutto va detto che il “dossier” pubblicato sugli stipendi non è un grande scoop; da anni, per legge, gli stipendi dei pubblici dirigenti sono pubblicati su internet e visibili a tutti. Sono gli emolumenti corrisposti sulla base dei contratti collettivi, nazionali e decentrati, firmati da tutte le sigle sindacali confederali, nessuna esclusa, e che non vengono più rinnovati dal lontano 2009, per i fermi di legge alla contrattazione collettiva del pubblico impiego.

Non è neanche vero che gli Uffici provinciali hanno poche competenze per via del commissariamento. Sono le stesse di prima, ed il lavoro viene svolto con molti meno dipendenti, perché non si reintegrano quelli andati in pensione, con un notevole aggravamento del carico di lavoro sui dipendenti rimasti. Stessa cosa vale per i dirigenti (42 quelli rimasti), tutti di ruolo (più altri 2, uno segretario-direttore generale, l’altro avvocato capo, quindi in tutto 44 e non 48). Questi ultimi portano avanti il lavoro che, fino al 2012, veniva svolto da 63 dirigenti, di cui 17 assunti con contratto a tempo determinato e scelti dalla politica, con importi aggiuntivi notevoli per “assegni ad personam non riassorbibili”; alcuni di loro, da quello che ci risulta, “esportati” in altri Enti, sempre con un contratto a tempo determinato.

Inoltre, nel 2012, sugli 83 Servizi attivi, ben 20 erano attribuiti ad interim, come “incarico aggiuntivo”.

Oggi ci si scandalizza che 44 dirigenti, tutti di ruolo e vincitori di concorso pubblico, svolgono tutto il lavoro di prima, che non è affatto diminuito, anzi, con il commissariamento la dirigenza deve assumersi anche più responsabilità di prima nei confronti del territorio amministrato, verso il quale vige il sacrosanto principio della “continuità amministrativa”.

Senza considerare che lo stipendio indicato è riportato al lordo: su 105.000 euro anni di stipendio lordo, ben 56.230 euro vengono tolti per ritenute fiscali e previdenziali, più tutte le varie addizionali comunali e regionali (IRPEF: € 38.500, ADDIZIONALI VARIE: € 3.060, INPS: € 14.670). Da qui, ben si evince che questi lavoratori, al pari di tutti i dipendenti del Pubblico Impiego, di sicuro non evadono il fisco.

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