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Un cardiologo ogni 224 mila abitanti. Ecco la mappa del deserto sanitario italiano | L’analisi 

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Secondo un’analisi di Cittadinanzattiva, ci sono un cardiologo ospedaliero ogni 224.706 abitanti a Bolzano, un ginecologo ogni 40.565 a Caltanissetta, mentre ad Asti e provincia un pediatra segue 1.813 bambini. Questi dati sulla carenza di operatori sanitari attraversano tutta Italia, ma – come evidenzia lo studio presentato oggi a Roma – nelle zone periferiche e ultraperiferiche delle aree interne del Paese definiscono una vera e propria “desertificazione sanitaria” con carenze di medici, sia di famiglia che ospedalieri, infermieri e pediatri. Territori cioè in cui è difficile accedere alle cure a causa, ad esempio, dei lunghi tempi di attesa, della scarsità di personale sanitario o delle ampie distanze dal punto di erogazione delle prestazioni.

Il sovraffollamento negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri è evidente soprattutto nel Nord del Paese, mentre la carenza di ginecologici ospedalieri colpisce, oltre Caltanissetta, con uno ogni 40.565 donne, anche Macerata, Viterbo, La Spezia e tre province della Calabria (Reggio Calabria, Vibo Valentia e Cosenza). Per offrire un termine di paragone, il miglior dato si registra a Roma con un rapporto di 1 ogni 2.292 donne: dunque la situazione in provincia di Caltanissetta è 17 volte peggiore.

E ancora, nel dettaglio: Asti e provincia contano meno pediatri per numero di bambini (ogni professionista segue 1.813 bambini fra 0 e 15 anni, mentre la media nazionale è di 1/1.061 e la normativa prevede circa 1 pediatra per 800 bambini). Nella provincia di Bolzano ogni medico di medicina generale segue in media 1.539 cittadini dai 15 anni in su (la media nazionale è di 1 medico ogni 1.245 pazienti, sebbene la normativa fissi tale rapporto a 1/1.500).

Considerando invece i cardiologi ospedalieri, la situazione nella Provincia Autonoma di Bolzano (1/224.706 abitanti) è addirittura 71 volte peggiore rispetto a chi vive in provincia di Pisa (1/3.147) mentre la media è di 1/6.741). Quanto ai farmacisti ospedalieri, invece, il rapporto peggiore si segnala nella provincia di Reggio Emilia dove c’è un professionista ogni 264.805 abitanti (la media è di 1/26.182), il migliore nella provincia di Forlì-Cesena con 1/9982.

Tenendo presente le 39 province dove gli squilibri, tra numero professionisti e cittadini, sono più marcati, primeggiano: Lombardia (Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi, Milano) e Piemonte (Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli) con 6 province, seguite da Friuli-Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Udine, Trieste) e Calabria (Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia) con 4 province. Seguono Veneto (Treviso, Venezia, Verona), Liguria (Imperia, La Spezia, Savona) ed Emilia-Romagna (Parma, Piacenza, Reggio Emilia), con tre province a testa. Trentino-Alto Adige (entrambe le province autonome di Bolzano e Trento) e Lazio (Latina e Viterbo) con 2.

«In questi ultimi giorni abbiamo notizia, ad esempio, della carenza di pediatri a Cagliari, di medici di medicina generale a Rescaldina e a Legnano nell’area metropolitana di Milano, così pure a Palomonte e Pisciotta nel Cilento, di radiologi per refertare gli holter a Manfredonia, e di ginecologi nell’ospedale di Mirandola», afferma Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. «Mancano dati certi, aggiornati e facilmente reperibili sulla carenza di personale sanitario, e questo non agevola la programmazione degli interventi e la destinazione delle risorse», conclude.

Riparte l’italia.

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