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TRAPIANTO DI CUORE: STORIA.

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Il trapianto cardiaco rappresenta una delle più straordinarie conquiste della medicina moderna. La sua evoluzione, segnata da sfide tecniche e dilemmi etici, testimonia la capacità dell’uomo di superare limiti apparentemente invalicabili, trasformando la scienza in speranza.

Le Prime Sperimentazioni. Le basi della trapiantologia cardiaca furono gettate a metà del XX secolo. Negli anni ’50, il chirurgo russo Vladimir Demikhov eseguì esperimenti pionieristici sui cani, riuscendo a effettuare trapianti di cuore e perfino di teste. Sebbene controversi, questi studi fornirono intuizioni fondamentali sulla fisiologia dei trapianti e sulle reazioni di rigetto, tanto che gli è considerato da molti come il padre del trapianto di cuore e di polmoni; inoltre lo stesso Barnard, che visitò il laboratorio Demikhov nel 1960 e nel 1963 e, successivamente, eseguì per la prima volta un trapianto cardiaco umano, lo definì sempre come il suo maestro.

Negli Stati Uniti, Norman Shumway e Richard Lower svilupparono tecniche cruciali per il trapianto di cuore negli anni ’60, sperimentando su animali. Le loro ricerche aprirono la strada al primo trapianto umano, realizzato da Christiaan Barnard; i gruppi statiunitensi erano molto vicini al primo trapianto cardiaco, sia da un punto di vista tecnico che scientifico, furono purtroppo rallentati dalla legislazione degli Stati Uniti che non permetteva il prelievo di organi da un donatore che era considerato ancora vivo, nonostante il concetto di morte cerebrale fosse già stato descritto nel 1959 dal neurologo francese Pierre Mollaret.

Il Primo Trapianto di Cuore. Proprio una legislazione meno ostativa permise ad un chirurgo sudafricano di scrivere la Storia.

Il 3 dicembre 1967, Christiaan Barnard, presso il Groote Schuur Hospital di Città del Capo, eseguì il primo trapianto cardiaco umano. Il paziente, Louis Washkansky, 55 anni,  ricevette il cuore di Denise Darvall, una giovane di 25 anni deceduta in un incidente stradale. L’intervento durò nove ore e segnò un momento storico: il cuore trapiantato iniziò a battere autonomamente. Nonostante il successo chirurgico, Washkansky morì 18 giorni dopo a causa di una polmonite, complicata dall’immunosoppressione necessaria a prevenire il rigetto. Questo evidenziò una delle principali sfide della trapiantologia: bilanciare la risposta immunitaria del paziente.

Comunque come abbiamo già visto la storia della trapiantologia è stata sempre costellata di insuccessi o parziali successi nelle prime fasi, lo sviluppo e il miglioramento tecnico e della sopravvivenza dei pazienti fu possibile solo grazie all’insistenza nella ricerca verso un campo che si presentava promettente.

Il 2 gennaio 1968 lo stesso Barnard eseguì il secondo trapianto cardiaco sul dentista Philip Bleiberg, che visse con il cuore nuovo per 19 mesi.

Il successo di barnard permise un cambiamento legislativo che aprì le porte all’esecuzione di trapianti cardiaci anche negli Stati Uniti: Shumway è stato il secondo medico ad eseguire un’operazione di trapianto di cuore umano negli Stati Uniti nel 1968 a Stanford, dopo quella di Adrian Kantrowitz al Maimonides Medical Center di Brooklyn a New York nel 1967.

Progressi e Sfide degli Anni ’70 e ’80. Dopo Barnard, la trapiantologia conobbe una rapida diffusione. Tuttavia, i primi risultati furono deludenti: molti pazienti non sopravvissero a lungo. Le tecniche chirurgiche erano avanzate, ma la gestione del rigetto era ancora problematica. Fu solo con l’introduzione della ciclosporina, un potente farmaco immunosoppressore, nei primi anni ’80, che la sopravvivenza dei pazienti migliorò significativamente.

In Italia.  Il primo trapianto cardiaco nel nostro Paese fu eseguito il 14 Novembre 1985 dal Professor Vincenzo Gallucci dell’Università di Padova. Il donatore era Francesco Busnello, un giovane di 18 anni, deceduto a seguito di un incidente stradale nell’Ospedale di Treviso; lo stesso Gallucci eseguì il prelievo dell’organo alle 23:45, trasportandolo sulla sua auto personale verso Padova alle 03:35. Il ricevente fu Ilario Lazzeri, un falegname di Vigonovo (VE) di 38 anni, affetto da miocardiopatia dilatativa; l’uomo riprese successivamente la sua attività, si sposò due anni dopo il trapianto e morì nel 1992 a causa di una polmonite virale: era affetto da AIDS, contratto a seguito di una trasfusione di sangue infetto ricevuta tra il 1985 e il 1986, per la quale la Procura di Padova escluse responsabilità dell’equipe trapiantologica.

L’Evoluzione Contemporanea. Oggi, il trapianto cardiaco è una procedura consolidata. I progressi nelle tecniche di preservazione degli organi, la diagnosi precoce del rigetto e le terapie immunosoppressive hanno aumentato la sopravvivenza a lungo termine. Tuttavia, la carenza di donatori rimane una sfida critica, spingendo la ricerca verso alternative come i cuori artificiali e la xenotrapiantologia.

La storia del trapianto cardiaco, come fu per i trapianti di rene e fegato, è un racconto di audacia scientifica, ingegno umano e resilienza. Da esperimenti pionieristici a successi clinici, rappresenta una delle frontiere più straordinarie della medicina, dimostrando come la scienza possa trasformare la disperazione in una nuova possibilità di vita.

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