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SIMSPE: UN DETENUTO SU 4 ( 1 SU 2 DI QUELLI ITALIANI) HA UN LIVELLO DI DEVIANZA MODERATO O GRAVE LEGATO A DISTORSIONI COGNITIVE SULL’AGITO SESSUALE.

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Tra i vari dati, emerge che il 28% del campione totale (ma il 53% degli italiani) ha un livello di devianza moderato o grave legato a distorsioni cognitive sull’agito sessuale. Inoltre, gli autori di reati sessuali che hanno subito abusi emotiviriportano livelli più elevati di empatia,depressione, ansia, ideazione paranoica e psicotismosottolinea Luciano Lucanìa, Presidente SIMSPe.

IL PROGETTO PROTECT PRESENTATO A ROMA – Mondo scientifico e accademico al lavoro per costruire un nuovo modello di trattamento dei detenuti sex offender e di formazione degli operatori sanitari. È il progetto di ricerca-intervento sui detenuti per reato a sfondo sessuale PR.O.T.E.C.T. – PreventiOn, assessment and Treatment of sex offenders, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito dei progetti tematici sulla Giustizia. Il progetto è stato proposto dalla Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria SIMSPe Onlus, attiva da oltre un ventennio negli Istituti Penitenziari italiani, in partnership con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – DAP, l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Braga (Portogallo) e l’Associazione non Governativa croata Healthy City.

Le fasi attuative hanno previsto la mappatura e lo scambio delle buone prassi a livello europeo per la valutazione e il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale, per poi mettere a punto con i partner un protocollo per la valutazione di questi detenuti basato sugli esiti delle fasi precedenti. Questo protocollo è stato valutato su 96 autori di reato a sfondo sessuale (64 italiani e 32 portoghesi) presso gli istituti penitenziari di Arghillà (Reggio Calabria), Carinola (Caserta), Terni, Velletri (Roma) e Viterbo.

I DATI EMERSI SUI DETENUTI A PER REATI SESSUALI – “I risultati del protocollo di valutazione dei detenuti per reati a sfondo sessuale hanno mostrato che circa il 14% degli autori di reati sessuali ha riportato un livello di devianza moderato/grave di convinzioni distorte relative ai bambini – evidenzia Luciano Lucanìa, Presidente SIMSPe – Il 28% del campione totale (ma il 53% degli italiani) ha segnalato un livello di devianza moderato/grave legato a distorsioni cognitive sull’agito sessuale. I risultati hanno anche mostrato come gli autori di reati sessuali che hanno subito abusi emotivi durante la loro vita riportano livelli più elevati di empatia emotiva, depressione, ansia, ideazione paranoica e psicotismo rispetto a coloro che non ne hanno subito”.

LA FORMAZIONE DELLE FIGURE PROFESSIONALI – Tra gli obiettivi del progetto vi è anche una formazione adeguata delle diverse figure professionali in diretto contatto con gli autori di reato a sfondo sessuale (personale del comparto ministeri, polizia penitenziaria e personale sanitario), per un numero complessivo di 120 operatori. Anche per questo scopo è stato messo a punto un protocollo che possa superare il pregiudizio e lo stigma.

L’intero percorso formativo, durato l’intero mese di marzo 2021 per un totale di 40 ore, è stato strutturato in 2 corsi distinti di 20 ore ciascuno: Corso di formazione sul Protocollo PR.O.T.E.C.T. e Corso di formazione sullo Stigma nei confronti dei sex offender – spiega la Prof.ssa Irene Petruccelli, Professore associato di Psicologia Sociale, Universitas Mercatorum – Il primo corso è stato finalizzato alla presentazione dei risultati del protocollo sperimentale PR.O.T.E.C.T., e in particolare ha riguardato la mappatura dello stato dell’arte a livello europeo sui sex offender; lo scambio di buone pratiche europee e nazionali; la formazione per lo sviluppo e l’implementazione di un protocollo di assessment diagnostico-terapeutico per un’approfondita conoscenza della personalità del reo e successiva possibile pianificazione personalizzata dell’intervento; la valutazione del rischio di recidiva. Il secondo corso, focalizzato sui processi di etichettamento, marginalizzazione e gli stereotipi nei confronti dei sex offender, ha avuto come obiettivo quello di sviluppare la capacità di gestire i sentimenti di riprovazione e pregiudizio, al fine di ridurre lo stigma che si può generare nei confronti dei sex offender”.

Il percorso formativo è stato proposto in primis agli Istituti nei quali è stata svolta la fase di ricerca (Viterbo, Velletri, Terni, Carinola, Reggio Calabria plesso “Arghillà”) e poi allargato anche agli operatori in servizio presso gli Istituti di Napoli Poggioreale, Benevento, Chieti, Palermo Pagliarelli, Palermo Ucciardone, Augusta, Sassari, Matera e Altamura.

LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO A ROMA ALL’UNIVERSITÀ MERCATORUM – Gli esiti del progetto PR.O.T.E.C.T. vengono presentati il 18 luglio presso l’Università Mercatorum di Roma. Introducono i temi la Prof.ssa Maria Antonella Ferri, Preside dell’Ateneo; Carlo Renoldi, Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria; Luciano Lucanìa, Presidente della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria; Prof. Marino Bonaiuto, Professore ordinario di Psicologia Sociale – Sapienza Università di Roma. Discutono del progetto e dei suoi risultati la Prof.ssa Silvia Cataldi, Professore associato di Sociologia Generale – Sapienza Università di Roma; Prof. Giulio Di Mizio, Professore associato di Medicina Legale – Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro; Chiara Frontini, Project Manager SIMSPe e da pochi giorni anche sindaco di Viterbo; Prof.ssa Uberta Ganucci Cancellieri, Professore associato di Psicologia Sociale – Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria; Maria Donata Iannantuono, Direttore del Carcere di Velletri, presso il quale la progettualità è stata proposta ed attuata; Prof.ssa Irene Petruccelli, Professore associato di Psicologia Sociale – Universitas Mercatorum. Conclude Lina Di Domenico, già Vice Capo del DAP ed oggi magistrato consulente la Commissione Antimafia del Parlamento. La moderazione sarà di Carla Ciavarella, Ufficio del Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Direttore dell’Ufficio V – Coordinamento dei Rapporti di Cooperazione Istituzionale. Con questo progetto – significativo per le sinergie concettuali ed operative nel concreto sviluppate – è stata aperta una pagina nuova sia nel trattamento penitenziario di questa particolare tipologia di reclusi, che nella collaborazione istituzionale fra lo stesso DAP, gli Atenei e le Società Scientifiche.–

Salvo Cagnazzo

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