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A zio Cesare del Dott.Brozzi e Laura Cugini.

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venerdì, Aprile 19, 2024

Buon pomeriggio cari simpaticissimi e deliziosissimi amici della domenica, sono veramente contenta di trovare ancora materiale da pubblicare, ma non per me, perché ci sono giovani che hanno finalmente ritrovato il gusto di scrivere.

E’ meraviglioso sapere che in fondo ai loro cuori c’è un posticino dove conservano l’amore e poi si stanno aggiungendo anche “giovani” della mia età che vogliono veder pubblicate le loro poesie.

Vi accontento subitissimo amici cari e vorrei iniziare con uno scritto che una nostra amica ha dedicato allo zio, ma leggete bene ci sono più rime “baciate e incrociate” di quante possiate immaginarvene…..sono quelle intrise di sentimento, che rendono forza e musicalità ad un pensiero d’amore scritto con il …..cuore:

A zio Cesare

Avevi solo 23 anni

e il numero 42639.

Nel fiore della giovinezza,

sei caduto

solo,

disperato,

abbandonato

in quel campo di concentramento

a Posdan.

Non eri ebreo,

eri italiano e abruzzese,

deportato a forza,

privato della libertà e dell’amore,

della madre e degli affetti,

della patria…..

Ma dimenticato no!

Cercato sempre,

mai trovato.

Sul tuo muto corpo

pesa una foresta.

Riposa in pace

amatissimo zio!

Imelda Sabellico

Ringrazio la nostra carissima amica imelda, ma anche una poesia d’amore verso un parente serve per non dimenticare mai la barbarie nazista! Un altro giovane amico, ormai divenuto nostro collaboratore nella rubrica domenicale e che mi ha stupita è Ivan, leggete cosa ha saputo scrivere e come:

Un altro amore

“Un altro Amore ma ancora quella strada che fa tremare forte il cuore, sembra colpito da una spada. E’ uscito un nuovo sole ma qui il tempo si è fermato, il mio cuore ancora duole per un Amore ormai passato. io e te in auto, i tuoi occhi che mi scrutavano, ma io mai avrei voluto non trovare più la tua mano, ora rimpiango quel minuto per non aver detto che ti Amo.” Ivan Vita Ciò che sorprende di questi versi è che sono i primi “in rima”, ma è molto bello, allora noi “grandi” serviamo a qualcosa.

Passiamo invece ad un vernacolo campano scritto dal nostro amico Pietro: OGGI 2 FEBBRAIO 2014 VISITA AI DEFUNTI

***Non cercate l’autore…è mia***

Nel cimitero ogge tutto è triste…

chiove, e st’aria pare ‘mbarzamata;

chisà addò è ghiut’o viento a sse sfugà…

n’auciello nun se sente sischià!

Proprio ‘a jurnata pe’ tte cuncentrà…

e allicurdà ‘e ppersone ca so’ muorte;

marite, figlie, genitore e spose

ca int’a stu campusanto s’arrepòsa.

E staje c’’o ’mbrello a penzà llà

e ppe ’ntramente comme ’na sfilata

te passene pe’ nnanze tutte quante…

Te guarde attuorno…che silenzio ‘e pace!

E pienze già: pe’ nn’atu ppoco ancora

e venarraje ccà dinto a rrepusà!

Pietro Zurlo

Grazie Pietro, anche per il tuo modo di presentarti, abbiamo un “senzatitolo” ma bravissimo, i miei complimenti Pietro caro, anche da parte del nostro amatissimo Dott. Brozzi che si è nuovamente ammalato….caro, delizioso Mario Brozzi, sapessi quanto sono addolorata nel saperti a letto senza poter scrivere la tua amatissima rubrica, veramente, credimi…..talmente addolorata che la scrivo TUTTA da sola senza te e posso pubblicare ciò che voglio……..

Guarisci presto Doc, intanto noi passiamo al prossimo sonetto, quello der “sonettatore de Roma”:

Roma – Parma……….

***

E come sempre c’è da fà un eloggio

a chi ce stava, er pubblico romano,

che stava sempre lì, cor còre in mano,

senza guardà nè er tempo o l’orologgio.

***

E che inzuppato in mezzo a ‘sto pantano,

nun ha mai smesso, co ‘sto tempo moggio,

de adorà la Roma e daje appoggio,

der resto chi ama nun lo fà mai invano.

***

Sortanto otto minuti? Poco importa.

Giocasse, anche solo pe un seconno,

s’ha da stà tutti lì a faje da scorta.

***

E fosse pure in pizzo in capo ar monno

quarziasi ora sia, quarziasi vorta,

chi crede de fermacce, perde er sonno.

Stefano Agostino

Quando si presenta un sonetto di Stefano non ci sono parole, ma se è anche dedicato alla “maggica”………allora è ancora meglio, scusate deliziosi amici di questa fredda domenica di gennaio, ma al Dott. Brozzi fa bene una sola medicina: la sua squadra del cuore, colgo l’occasione per pubblicare una delle sue vecchie poesie in rima baciata baciata baciata baciata:

Mejo stasse zitti

‘na vorta tutto era diverso

me sentivo partecipe de l’universo.

Confesso che sotto sto cielo terso

a sto monno ce vivo da disperso.

C’ho provato a palesà smarimento

che de la vita oramai ciò drento.

Ma avenno cantato in tutti i modi

nu ne ho sciorto uno de ‘sti nodi

Mo’ c’ho capito, vojo da fa er dritto

Come? Me domanderai, stanno zitto.

Anche perché, ascoltate tutti zio Mario

oggi p’avè na cosa hai da fa er contrario!

Mario Brozzi

Naturalmente l’ho “trafugata” da una delle raccolte segrete del Doc…..di quando era Onorevole in Regione Lazio…….certo leggendola meglio si sente un velo di tristezza….

Meno male che la parentesi politica del nostro maestro ha avuto vita breve, perchè così lo abbiamo sempre tra noi.

a questo punto non mi resta che farvi leggere anche uno dei miei vecchi scritti, quello dedicato ad un carissimo amico che aveva perduto la moglie da poco:

Amore perduto

Il primo vero dono che le fece

fu di portarla all’altare e porle

una fede d’oro, che con il passar

degli anni d’argento divento’.

Arde sempre quella fiamma

è la fiamma dell’amore.

Sfiora ancora quelle fedi

poi le pone sul suo cuore.

Chiude gli occhi e la rivede

splendente come il sole.

L’ultimo dono che le fece

è che continuò ad amarla

per restare insieme a lei.

E con questa mia vi lascio sul finire della nostra poetica giornata con la quale abbiamo passato il tempo danzando sulle note di poesie dedicate a tutti gli amanti delle rime.

Un abbraccio virtuale.

Laura Cugini

 

 

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