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Un mare troppo sporco

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mare_inquinato_1  di Stefania Paradiso

IQ. 18/05/2013 – Andare in vacanza e al mare costa. Non tutti possono permetterselo, soprattutto di questi tempi. Ma c’è anche chi, per fortuna o purtroppo, è un fuori sede e quindi quando torna a casa ha il mare a due passi. E c’è ancora chi da casa non si è mai mosso e il mare ce l’ha sempre lì. Fortuna eh? Schiuma bianca, mare grigio, a volte nero, liquame, monnezza, discariche.

Questo è diventato in molti posti il mare del Sud. Perché camorra, mafia, ndrangheta hanno capito che buttarvi rifiuti era conveniente e così hanno avvelenato l’acqua, la gente e le spiagge.
Nessun controllo, nessuna denuncia. Tutti tranquilli. Chi parlava veniva zittito con qualche bustarella e chi proprio non ci stava, come Angelo Vassallo, sindaco di Pollica (SA), veniva freddato con la pistola.
Secondo Legambiente, dal rapporto ‘Mare Nostrum, emerge come la cattiva depurazione, l’inquinamento e le cementificazioni abusive restano i mali endemici del mare italiano, che niente e nessuno sembra poter scalfire.
Primeggiano nella classifica delle illegalità le regioni dove vi è una marcata presenza mafiosa, dov’è stato accertato il 59% del totale dei reati e sono la Campania, seguita dalla Puglia, dalla Sicilia e dalla Calabria.
Il mattone illegale continua ad essere una piaga italiana, spesso terreno d’azione prediletto della criminalità organizzata e scarsamente fronteggiato da un sistema di controlli locali poco efficace e permeabile a logiche clientelari e corruttive. Se al nord si amplia illegalmente, al centro e soprattutto al sud si costruisce ex novo, dalle villette singole fino ad interi complessi turistici e residence di lusso. Con il risultato dello scempio sistematico delle aree di maggior pregio ambientale, come raccontano le numerose storie raccolte in Mare Monstrum. Il cemento sulla costa sembra prediligere i luoghi di maggior pregio e le isole minori. A cominciare da Ischia, con le sue 25 mila richieste di condono, che quest’anno si è trovata di nuovo a fare i conti con il tributo di vite umane alla mala gestione del territorio. Ma anche Lampedusa, dove fioriscono gli abusi, realizzati anche con sostanziosi contributi pubblici; Lipari, dov’è prevista la realizzazione di due nuovi approdi turistici; l’Elba dove si pensa all’edificazione di almeno un paio di villaggi turistici.
E che la storia è sempre la stessa. Nelle inchieste ci sono sempre gli stessi nomi. I lidi svendono perché non guadagnano. I camorristi, i mafiosi, i malavitosi comprano e riversano nel mare le scorie, i rifiuti, la monnezza. Costruiscono residence e villaggi per riciclare denaro. Fa affari al porto, crocevia di altri affari. La gente va al mare, si ammala, gli escono macchie strane, che però guariscono. Fino a quando qualcuno non porta l’attenzione su quell’acqua troppo scura, dalla schiuma bianca. Poi l’attenzione si distoglie di nuovo. Bisogna aspettare come sempre che sia la natura a far pagare all’uomo tutte le sue nefandezze?

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