I tagli ai Patronati previsti dal Governo rischiano di avere gravi conseguenze sui servizi corrisposti a alle fasce più deboli di cittadini: pensionati, lavoratori, migranti, potrebbero vedere drasticamente ridotta la loro possibilità di accesso ai diritti previdenziali e socio-assistenziali. E gravi effetti si avrebbero anche sui livelli occupazionali dei Patronati d’Italia e del Lazio, con il rischio licenziamento per centinaia di lavoratori. Questa la denuncia di Cgil, Cisl, Uil e Acli di Roma e Lazio, riuniti questa mattina in conferenza stampa a Roma per presentare i dati sull’attività dei Patronati in Italia e nel Lazio e lo scenario post tagli previsti nella legge di stabilità. Il fondo patronati che ammonta annualmente a 430 milioni di euro – è composto dallo 0,226% del monte contributi obbligatori versati agli enti previdenziali.
A fronte 1di 21.788.740 lavoratori che versano al fondo, godono dei servizi 50.630.227 persone. Nella legge di stabilità del 2015 è previsto un taglio di 150 milioni al fondo e una riduzione dell’aliquota sul monte contributi dei lavoratori (da 0,266% a 0,148%). Il taglio di 150 milioni di euro – denunciano i sindacati – ha gravi conseguenze: per mantenere gli stessi livelli di assistenza garantiti oggi dai Patronati, la pubblica amministrazione sarà costretta a spendere 229 milioni di euro. In questo caso, dunque, taglio non fa rima con risparmio. Le organizzazioni stimano che se non ci fossero i Patronati la pubblica amministrazione dovrebbe aumentare i suoi organici di 6.082 persone a tempo pieno – tra Inps, Inail e ministero degli Interni – formare questi soggetti e spendere ogni anno 657 milioni di euro. Nel corso del 2013, nei Patronati del Cepa – Cgil, Cisl, Uil e Acli, che rappresentano oltre il 50% del totale – sono state attivate 6.695.192 pratiche. Un numero che non dà la reale percezione di quanti si siano serviti del servizio di Patronato. Molti, infatti, chiedono anche solo informazioni o consulenze. Al servizio si rivolgono più o meno in eguale misura donne (52%) e uomini (48%), in particolare oltre i 60 anni. La maggior parte sono italiani (82%) ma c’è anche una fetta di cittadini stranieri che usufruisce degli sportelli (18%).
I principali Patronati d’Italia sono Acli, Inas e Inca. Con 2.749 sedi presenti in Italia – si stima una ogni 22mila abitanti – più gli sportelli all’estero, offrono ai cittadini oltre 100 tipi di servizi di informazione su diritti, verifiche, gestione delle pratiche in settori come previdenza (pensioni da lavoro, da invalidità, contributi, indennità da disoccupazione), salute (tutela contro gli infortuni e le malattie professionali, sicurezza sul posto di lavoro, consulenza medico-legale), prestazioni assistenziali (permessi di maternità e paternità, congedi per assistenza, servizi per la famiglia, assegno sociale). Gli sportelli sono attivi anche sul tema migrazione: assistenza ai cittadini italiani residenti all’estero, assistenza agli immigrati in Italia e nel mondo. Ad offrire questo servizio sono circa 5.097 dipendenti, la maggior parte donne che, con i tagli, rischiano di perdere il posto di lavoro.
(Fonte: Dire)