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Sguardo alla Sanità in Europa.

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Di Pietro Bardoscia

IQ. 29/11/2012 – Negli ultimi decenni i Paesi europei hanno conseguito notevoli progressi in termini di salute della popolazione. Negli Stati membri dell’Unione europea (UE) la speranza di vita alla nascita è aumentata di più di sei anni dal 1980 raggiungendo i 79 anni di vita nel 2010, mentre la mortalità prematura si è ridotta sensibilmente. Si può sperare di trascorrere più di tre quarti di questi anni di vita senza limitazioni d’attività.

L’aumento della speranza di vita è in parte riconducibile al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e all’adozione di comportamenti che influiscono sulla salute, ma va anche riconosciuto il miglioramento dell’accesso alle cure sanitarie e della loro qualità

I fattori di rischio per la salute stanno cambiando.

La maggior parte dei paesi europei ha ridotto il consumo del tabacco grazie alle campagne di sensibilizzazione del pubblico, ai divieti di pubblicità e a un aumento della tassazione. La percentuale di adulti che fumano quotidianamente è inferiore al 15% in Svezia e in Islanda, rispetto a più del 30% nel 1980. All’altra estremità della graduatoria, più di 30% degli adulti in Grecia fuma quotidianamente. Il tabagismo continua a essere diffuso in Bulgaria, Irlanda e Lettonia.

Anche il consumo di alcool si è ridotto nei paesi europei. Le limitazioni imposte alla pubblicità, le restrizioni delle vendite e la tassazione sono risultate tutte misure efficaci. I tradizionali paesi vinicoli come la Francia, l’Italia e la Spagna hanno visto ridurre sostanzialmente il consumo pro capite dal 1980. Il consumo di alcool per adulto è aumentato in modo significativo in un certo numero di paesi tra cui Cipro, Finlandia e Irlanda.

Si registrano inoltre preoccupazioni per l’eventuale mancanza di personale infermieristico, e la problematica può aggravarsi in futuro via via che la domanda d’infermieri continua ad aumentare e l’invecchiamento della generazione del baby-boom determina un’ondata di pensionamenti tra gli infermieri.

La crescita della spesa sanitaria è rallentata o è diminuita nella maggior parte dei Paesi europei?

La spesa aveva già iniziato a ridursi nel 2009 nei paesi più duramente colpiti dalla crisi economica (ad esempio Estonia e Islanda) ma a ciò hanno fatto seguito tagli di maggiore entità nel 2010 per far fronte a crescenti pressioni finanziarie e all’aumento dell’indebitamento pubblico. In media, nell’UE la spesa sanitaria pro capite è aumentata del 4,6% all’anno in termini reali tra il 2000 e il 2009 ed è diminuita poi dello 0,6% nel 2010.

La riduzione della spesa sanitaria pubblica è avvenuta attraverso l’adozione di tutta una serie di misure, tra cui la riduzione degli stipendi e/o dell’occupazione, l’aumento dei ticket che le famiglie devono pagare per certi servizi e certi medicinali, e l’imposizione di rigorosi obblighi di bilancio agli ospedali. Si sono perseguiti anche guadagni d’efficienza attraverso la fusione di ospedali o accelerando il passaggio dai ricoveri ospedalieri ai day hospital e all’assistenza ambulatoriale.

In alcuni Paesi la crisi economica ha inciso sul mix di finanziamento pubblico e privato della sanità. La spesa pubblica è stata ridotta per certi beni e servizi, e a ciò ha spesso corrisposto l’aumento del ticket a carico delle famiglie.

(Fonte Agenas)

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