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Separazione coniugale e continuità genitoriale

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venerdì, Aprile 19, 2024

separazione-figli della Dott.ssa Marisa Nicolini  *

IQ. 15/07″013 – Il rapporto coniugale può finire – e sempre più spesso finisce – ma la relazione e la responsabilità verso i figli non devono interrompersi mai!

 Le unioni durano sempre di meno

Le  statistiche più recenti ci dicono che termina con la separazione coniugale circa la metà dei matrimoni. Quindici anni è la durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento per le separazioni e 18 anni per i divorzi.

Si evidenzia anche il fatto che i matrimoni recenti durano sempre meno. I quarantenni si trovano nella fascia di età media dei separati e divorziati: l’età media dei mariti al momento della separazione è 45 anni e quella elle mogli 42. Per i divorzi, invece, l’età media si allunga di due anni: 47 per i mariti e 44 per le mogli. Si noti anche che l’età rispecchia il fatto che ci si sposa in età più adulta e che sta emergendo anche il fenomeno dell’aumento delle separazioni tra coniugi ultrasessantenni.

Il procedimento legale consensuale è quello maggiormente scelto tra i coniugi sia per le separazioni che per i divorzi. Nell’anno 2010 si sono chiusi con procedimento consensuale la maggior parte delle cause: l’85,5% delle separazioni e il 72,4% dei divorzi. Il procedimento legale giudiziale sia delle separazioni che dei divorzi è decisamente inferiore (14,5%) ed il fenomeno riguarda maggiormente il Mezzogiorno (21,5%) e si rileva di più nel caso in cui entrambi i coniugi hanno un basso livello di istruzione (20,7%). I casi di coppie con figli nati durante il matrimonio nel 2010 e che si sono separate sono stati il 68,7% delle separazioni, mentre quelle che si sono divorziate sono state il 58,5%. In metà delle separazioni e in un terzo dei divorzi è coinvolto un figlio minore. Nei casi di separazione, il 56,7% dei figli affidati è un minore e ha meno di 11 anni. Nei casi di divorzio i figli sono generalmente di età più grande e la quota di quelli di età sotto gli 11 anni scende al 34% del totale. Il 2010 ha segnato la modalità dell’affidamento condiviso come scelta prevalente: nell’89,8% dei casi di separazione, infatti, i figli non sono stati affidati esclusivamente alla madre, ma in modo condiviso ad entrambi i genitori come previsto nella legge 54 del 2006 (Fonti ISTAT).

Cosa succede ai figli?

Dopo una separazione o un divorzio non è raro che i figli mostrino cambiamenti nel quadro comportamentale (svogliatezza, aggressività, difficoltà a rapportarsi con gli altri, ecc.) ed emozionale (tristezza, rabbia, paura, vergogna, ecc.). Di solito, i maschi hanno più difficoltà nel breve termine ad adattarsi alla nuova situazione rispetto alle femmine. Gli studi effettuati in questo ambito indicano con chiarezza che i figli reagiscono in modi diversi alla separazione dei genitori: alcuni si mostrano da subito capaci di fronteggiare la situazione e trovano un buon equilibrio psicologico; altri sperimentano un periodo iniziale di difficoltà, che può durare anche 2-3 anni, ma poi raggiungono il loro equilibrio; altri ancora, invece, a distanza di molti anni stentano ancora ad adattarsi alla nuova situazione. I fattori che maggiormente influenzano la reazione dei figli alla separazione dei genitori sono: l’età; il temperamento; la capacità di recuperare un proprio equilibrio dopo le avversità (detta anche resilienza); la qualità del rapporto che ciascun genitore intrattiene col figlio e con l’altro genitore; il sostegno sociale che si riceve dagli altri membri della famiglia, dalla scuola o dai coetanei. Tra questi fattori l’età riveste un ruolo fondamentale, poiché in ogni fase di sviluppo i problemi vengono vissuti ed elaborati in maniera diversa. I neonati sono i più protetti dalle conseguenze immediate della separazione dei genitori, sempre che venga garantita loro una relazione di attaccamento stabile e sicura almeno da parte di uno dei genitori. I bambini in età prescolare tendono facilmente ad attribuirsi responsabilità per la separazione, mentre i bambini tra  6 e 8 anni d’età sono in grado di comprendere concretamente le problematiche relative alla separazione, ed in genere si sforzano di mantenere buoni legami con entrambi i genitori; invece, i bambini d’età compresa tra 9 e 11 anni sono inclini a schierarsi con uno dei due genitori ed a mostrare aperto disaccordo o anche aggressività nei confronti dell’altro genitore. Gli adolescenti, che come si sa attraversano una fase particolarmente critica della loro vita, se esposti ad una forte conflittualità tra i genitori, possono reagire reprimendo l’espressione dei propri sentimenti, rinviando le scelte personali o assumendosi responsabilità che non ci sono, arrivando talvolta a pagare un prezzo elevato pur di garantire il benessere dei genitori.

Fattori di rischio

Le situazioni che più di altre possono porre i figli a rischio di sviluppare problemi comportamentali ed emozionali in seguito a separazione/divorzio sono: lo stato depressivo che si può manifestare subito dopo la separazione (si verifica nel 25% dei casi) nel genitore che ha la custodia dei figli – generalmente la madre – e che determina un allontanamento affettivo da essi; l’abuso di sostanze stupefacenti da parte di uno o entrambi i genitori, che rende spesso le cure parentali inadeguate; il disinteresse del padre, che spesso causa un abbassamento dei livelli di autostima nei figli, in particolare se questi sono nella fase adolescenziale; i conflitti tra i coniugi che vengono scaricati direttamente sui figli: la conflittualità che tende a non essere elaborata e a rimanere alta negli anni; interessi economici che prevaricano l’interesse vero per i figli, con il rischio che questi siano coinvolti come vittime in denunce di falsi abusi.

Le ricerche fatte dagli psicologi suggeriscono che è la conflittualità tra i genitori, più che la separazione in sé e per sé, a produrre gli effetti negativi sul benessere dei figli  Dopo una separazione è probabile che il coinvolgimento affettivo del padre nei confronti dei figli cambi. In linea di massima i padri si possono suddividere in tre categorie a seconda della reazione che mostrano: da una parte ci sono quelli il cui coinvolgimento rimane lo stesso; dall’altra parte ci sono quelli che pur essendo poco coinvolti prima della separazione, in seguito a quest’evento prendono coscienza di quanto sia importante per loro la relazione coi figli, cominciano a dedicargli più tempo e migliorano la qualità del rapporto; infine, ci sono quelli che accrescono la distanza dai figli, o perché considerano la frequenza di contatto poco soddisfacente, o perché percepiscono una forte riluttanza da parte della madre a far crescere la relazione tra i figli ed il padre. Una situazione piuttosto frequente e di difficile gestione che si può presentare in caso di separazione o divorzio, è quella in cui il genitore che trascorre la gran parte del tempo con i figli, sentendo la maggiore responsabilità per quanto riguarda l’educazione, tende a fissare regole e a farle rispettare in maniera troppo rigida, mentre l’altro genitore, che ha contatti meno frequenti, tende ad assumere atteggiamenti troppo permissivi ed indulgenti. Questa situazione invariabilmente finisce per creare difficoltà a uno o entrambi i genitori oltre che ai figli. Infatti, questi ultimi tendono ad essere particolarmente disubbidienti e provocatori, mentre i primi tendono a perdere la calma facilmente. Se i genitori non si sforzano di concordare una linea educativa comune si può mettere in moto un circolo vizioso, per cui il genitore rigido tenderà ad essere sempre più rigido, quello permissivo sempre più permissivo, ed i figli sempre più disubbidienti.  Il modo migliore per rendere minimi sui figli gli effetti negativi legati ad una separazione, è che entrambi i genitori riescano comunque a garantire loro una relazione stretta e sicura.

Fattori di protezione

I genitori separati hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare i figli ad adattarsi alla nuova situazione. Per agevolare l’adattamento è necessario assumere comportamenti e atteggiamenti adeguati; in particolare è importante: garantire un rapporto equo e continuativo con entrambi i genitori (bi genitorialità), non facendo diventare, di fatto, genitore di serie B quello che non convive con i figli (in genere il padre); non parlare mai male dell’altro genitore o dei nonni in presenza dei figli che, voglio ricordarlo, vuole bene anche a loro!;

dire ai figli esattamente ciò che sta accadendo intorno a loro e perché (gli studi evidenziano che gli effetti peggiori si verificano proprio nei casi in cui i figli non hanno una giusta comprensione degli avvenimenti); rispondere alle domande dei figli in maniera onesta e spontanea, tenendo presente, però, che è necessario evitare di incolpare apertamente l’altro coniuge, anche se da parte sua vi possono essere chiare responsabilità; chiarire ai ragazzi che loro non sono in alcun modo responsabili della separazione, e che invece la decisione è lo sbocco naturale dei problemi che si sono venuti a creare tra i genitori; fornire i dettagli e rispondere a tutte le domande dei figli quando vengono prese decisioni organizzative del tipo con chi andranno a stare i ragazzi, i giorni di visita assegnati all’altro genitore, come fare per contattare l’altro genitore, ecc.; introdurre con gradualità i cambiamenti nella vita dei figli (per esempio, se un genitore non può fare a meno di andare ad abitare in una casa che sta in un altro quartiere e l’anno scolastico non si è ancora concluso, è meglio attendere la fine delle attività scolastiche prima di trasferire il figlio in un’altra scuola); dare ascolto ai figli, e incoraggiarli a parlare ed esprimere i propri sentimenti per cercare di capire come vivono la separazione e che cosa ne pensano, in quanto non è infrequente che possano farsi idee sbagliate su ciò che sta accadendo; chiarire ai figli che è normale per loro desiderare che i genitori tornino di nuovo insieme, ma che, soprattutto dopo il divorzio, è opportuno considerare la decisione come definitiva; e infine, far sentire ai figli – di ogni età – amore, amore e ancora amore da parte di entrambi i genitori e relativi familiari.

 * La Dott.ssa Marisa Nicolini è psicologa e psicoterapeuta, abilitata all’insegnamento della Psicologia Sociale e Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Viterbo. Collabora, tra l’altro, con la Casa di Cura “Villa Rosa” di Viterbo e con la “Clinica Parioli” di Roma e riceve presso lo Studio di Psicologia Clinica e Giuridica in Via A. Polidori, 5 – Viterbo, cell. 3288727581, e-mail m_nicolini@virgilio.it Collabora con le Associazioni AIAF (Avvocati di Famiglia e Minori) e Donne per la Sicurezza onlus. Potete conoscere meglio le sue attività ai seguenti link: www.marisanicolinipsicologaviterbo.freshcreator.com http://psicologanicolini.oneminutesite.it Inoltre potete seguire le sue attività consultando la pagina Facebook http://www.facebook.com/pages/Studio-di-Psicologia-Clinica-e-Giuridica-Drssa-Marisa-Nicolini/177076385739068?ref=ts&fref=ts

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