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Renzi: L’Europa adesso volta pagina

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“Si chiami Italia o si chiami Europa. Ecco per me quei due termini non sono in contraddizione. Sono felice di rappresentare l’Italia: dobbiamo smettere di vedere nell’Europa qualcosa di diverso da noi, perché se noi abbiamo bisogno dell’Europa vedo, partecipando ai consigli Europei, che l’Europa ha molto bisogno di noi”. Il premier al Senato riferisce sul Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014

“L’Europa adesso volta pagina nella guida delle sue istituzioni”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi al Senato, nelle comunicazioni in vista del Consiglio Ue di domani e venerdì, sottolineando che si tratta dell’ultimo consiglio a cui parteciperanno, nei loro ruoli istituzionali, Van Rompuy e Barroso.

“Quello di domani è l’ultimo Consiglio Ue guidato da Van Rompuy e l’ultimo al quale parteciperà il presidente della Commissione Ue Barroso dopo 10 anni e quindi è l’ ultimo di una lunga stagione di istituzioni continentali e credo che si tratti di un passaggio davvero rilevante”.

“La preoccupazione sul passaggio di consegne – ha sottolineato Renzi – pare fugata e l’Ue volta pagina nelle sue istituzioni. Le questioni principali oggetto della discussione tra i partner europei sono quelle sollecitate e stressate dalla Presidenza italiana e che poi troveranno pieno compimento col piano di investimenti da 300 miliardi proposto dal nuovo presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker”. In ogni caso, ha precisato Renzi, “siamo in una fase di transizione”.

Il primo importante argomento del vertice di Bruxelles di domani “è il pacchetto energia-clima: l’Italia propone la linea delle ambizioni massime sul tema energetico e della sostenibilità”. “Alcuni Paesi – ha sottolineato il premier – insistono per essere particolarmente prudenti, attenti alle esigenze di quei Paesi che soffrono per l’eccessivo ruolo del carbone e di tecnologie vecchie. Noi, con un occhio molto forte alla sostenibilità delle aziende, pensiamo che mai come in questo momento scelta della sostenibilità ambientale anche per la creazione di nuovi posti di lavoro. Il massimo delle ambizioni possibili sul pacchetto anche in vista di prossimi due appuntamenti: Lima a dicembre 2014 e Parigi a dicembre 2015”.

“La più grande vittoria” dell’Italia in Europa “è quella di aver proposto e per alcuni versi imposto un piano di investimenti da 300 miliardi. È il primo segno di attenzione non solo all’austerità e al rigore ma anche a crescita e investimenti. Siamo in una frase di transizione”.

Il vertice di Milano “ha fatto registrare degli ottimi passi avanti nella vicenda tra Russia e Ucraina, con i tre incontri tra Putin e Poroshenko. Lo spirito di Milano ha riaperto una discussione che sembrava assopita, ovvio che tutti i riflettori sono puntati sul voto in Ucraina della settimana prossima: l’Italia è convinta della necessità di rispettare l’unità del popolo ucraino, di mettere fine alle tensioni dei mesi scorsi, e che un processo di recupero della Russia nell’ambito della dimensione internazionale sia una priorità assoluta per la comunità internazionale”.

Bisogna diversificare gli approvvigionamenti di gas e energia che non possono più essere solo attraverso la direttrice “est-ovest ma si devono sviluppare nella direttrice nord-sud” attraverso una serie di accordi con i Paesi africani. “Sta qui una parte della nostra scommessa sul tentativo di fare dell’Africa un luogo di sviluppo”, ha aggiunto.

“L’Italia non ha un’ansia energetica, non sottovalutiamo le preoccupazioni economiche ma il ruolo della Russia non vale solo per le imprese italiane” ma anche e soprattutto “per il mantenimento dell’equilibrio internazionale”. “Il processo di recupero della Russia è importante per il ruolo che ha di punto di riferimento per il popolo Ucraino, per l’Europa e la comunità internazionale. Una Europa forte si costruisce nel rispetto e nel dialogo”

C’è una “mancanza di credibilità dell’Europa quando affronta questi argomenti e non riesce a risolvere il nodo delle interconnessioni”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi al Senato, parlando del fabbisogno energetico. “Se non facciamo le pipeline tra Francia e Spagna, bloccate da anni di miopia continentale, non saremo mai in grado di trasportare energia che acquisiamo in Africa”: l’Ue sul fronte delle risorse a volte è bloccata da “resistenze burocratiche o pigrizie politiche: L’Italia dovrà far sentire la propria voce sulla necessita’ di intervenire sulle interconnessioni” perché spesso “L’Europa non dialoga al proprio interno”.

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Sulla questione dell’immigrazione “mi piacere conoscere le posizioni non solo di chi ha da tempo un atteggiamento chiaro, ma anche con chi è profondamente diviso all’interno degli stessi gruppi parlamentari, dialogare su come tenere insieme la necessaria istanza del controllo e della sicurezza e insieme dare valore alle esigenze dei profughi e dei rifugiati, con l’avvento dal 1 novembre dell’Operazione Tritone che vedrà finalmente gli altri Paesi europei aggiungersi nel pattugliamento delle coste mediterranee”.

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“Il clima della comunità economica internazionale sta rapidamente cambiando” sull’economia, “il vertice del G20 metterà al centro la parola crescita”. “Io trovo che non sia più rinviabile” una discussione “su come l’Europa vuole puntare ad uscire dai margini stretti del solo rigore per puntare ad una strategia di crescita. Non c’è solo un problema italiano, ma dell’intera area dell’Euro”. “L’Europa è la cenerentola” per quanto riguarda lo sviluppo, osserva il presidente del Consiglio. Del resto “il fondo monetario internazionale ha evidenziato come il focus sulla crescita sia assolutamente prioritario”, spiega Renzi.

“L’Europa vuole uscire dai limiti stretti del solo rigore. C’è un problema dell’intera area Euro, che è di fatto la vera cenerentola mondiale della crescita. Mi sento in dovere di stimolare analisti e governi a fare un salto di qualità. Viviamo una sorta di subalternità, per cui basta una dichiarazione di un portavoce di un consigliere di un viceministro della Commissione per avere i titoloni con “L’Europa dice..”, come se l’Europa fosse qualcosa di altro da noi e ogni cosa che viene da lì fosse di sé ostile e ostativa. Noi diamo all’Europa più di quanto l’Europa dà a noi: siamo 20 miliardi l’anno e ne riceviamo, anche per colpa nostra, circa la metà, dobbiamo uscire da questa subalternità”.

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“Noi non siamo gli osservati speciali” dell’Europa, “noi stiamo facendo le riforme perché lo abbiamo deciso e non perché ce lo chiede l’Europa”. Torna a ribadirlo Matteo Renzi nel suo intervento al Senato. “Noi stiamo facendo la nostra parte perché è giusto per i nostri figli”, sostiene il premier.

“Le riforme che stiamo facendo possono piacere o no ma rappresentano uno straordinario processo di riforme strutturali. E questo deve dare la consapevolezza ai rappresentanti italiani in Europa circa la nostra non alterità rispetto all’Unione. Anche perché siamo un paese che dà molto all’Europa e riceve meno di quello che potrebbe ricevere: non possiamo quindi andare a Bruxelles con la convinzione che questa non sia anche la nostra casa”.

“Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa”. Matteo Renzi cita un passo della lettera che Giorgio Ambrosoli scrisse alla moglie il 25 febbraio del 1975, poco prima di depositare il dossier sulla Banca Privata Italiana che gli costerà’ la vita. Renzi, parlando in aula al Senato scandisce: “Si chiami Italia o si chiami Europa. Ecco per me quei due termini non sono in contraddizione”.

“Sono felice di rappresentare l’Italia: dobbiamo smettere di vedere nell’Europa qualcosa di diverso da noi, perché se noi abbiamo bisogno dell’Europa vedo, partecipando ai consigli Europei, che l’Europa ha molto bisogno di noi”.

 

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