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Rapporto sull’evento nascita in Italia.

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gravidanzaIQ. 03/11/2013 – Tasso di nati morti tra i più bassi d’Europa, così come la percentuale di donne che effettuano la prima visita dopo la 12^ settimana di gestazione. Negli Istituti di cura pubblici l’88,2% dei parti. In diminuzione, ma ancora alto rispetto alla media europea,il ricorso al parto cesareo.

Questo è quanto emerge dal nono Rapporto sull’evento nascita in Italia, che presenta le analisi dei dati rilevati per l’anno 2010 dal flusso informativo del certificato di assistenza al parto (Rapporto CeDAP).

La rilevazione costituisce la più ricca fonte a livello nazionale di informazioni sia di carattere sanitario ed epidemiologico che di carattere socio-demografico relative all’evento nascita e rappresenta uno strumento essenziale per la programmazione sanitaria nazionale.

“Il parto – ha detto il Ministro della salute Beatrice Lorenzin – costituisce l’evento culminante di un “percorso nascita” che inizia con l’adozione di misure di politica sanitaria generali a favore delle adolescenti e delle donne in età fertile e prosegue attraverso l’organizzazione delle strutture sanitarie territoriali e ospedaliere preposte al settore materno infantile ed alla definizione di linee guida di elevato livello scientifico per gli operatori. Queste misure, se correttamente e diffusamente adottate, concorrono alla realizzazione di un miglioramento della qualità, sicurezza e appropriatezza degli interventi e alla riduzione dei tagli cesarei. Ritengo che i risultati evidenziati da questo Rapporto potranno ulteriormente essere migliorati proprio grazie all’impegno del Ministero e delle Regioni a proseguire e rafforzare tali iniziative, nel prioritario interesse della salute delle donne e dei neonati che vedono la luce nel nostro Paese”.

Ecco una sintesi dei principali risultati del rapporto.

Caratteristiche dei punti nascita

L’88,2% dei parti avviene negli Istituti di cura pubblici, il 11,8% nelle case di cura e solo 0,1% altrove. Nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche, quali Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, le percentuali sono sensibilmente diverse. Il 67,9% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Il 7,1% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui.

Cittadinanza delle madri

Il 18,3% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana: tale fenomeno è più diffuso al centro nord dove oltre il 25% dei parti avviene da madri non italiane; in particolare, in Emilia Romagna e Lombardia, quasi il 28% delle nascite è riferito a madri straniere. Le aree geografiche di provenienza più rappresentative, sono quella dell’Africa (26,9%) e dell’Unione Europea (25,5%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana sono rispettivamente il 18,4% e l’8,6% di quelle non italiane.

Età materna

L’età media della madre è di 32,6 anni per le italiane mentre scende a 29,3 anni per le cittadine straniere. L’età media al primo figlio è per le donne italiane quasi in tutte le Regioni superiore a 31 anni con variazioni sensibili tra le regioni del nord e quelle del sud. Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 27,7 anni.

Scolarità e condizione professionale delle madri

Il 44,2% ha una scolarità medio alta, il 33,3% medio bassa ed il 22,5% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (51%). L’analisi della condizione professionale evidenzia che il 59,4% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 30,7% sono casalinghe e l’8% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2010 è per il 54,8% quella di casalinga a fronte del 65,7% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.

Visite ed esami in gravidanza

Nell’84,6% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 e nel 73,2% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre la 12° settimana è pari al 2,9%; tale percentuale sale al 13,8% per le donne straniere. Le donne con bassa scolarità si sottopongono alla prima visita più tardivamente delle donne con scolarità medio-alta (la prima visita è effettuata oltre la 12° settimana dal 9,9% delle donne con bassa scolarità e dal 3% delle donne con scolarità alta). Per le donne più giovani si registra una frequenza più alta di casi in cui la prima visita avviene tardivamente (13,3% nelle madri con meno di 20 anni). In media, inoltre, sono state effettuate 13,6 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato nel 38,72% dei casi.

Presenza di familiari al parto

La donna ha accanto a sé al momento del parto nel 90,20% dei casi il padre del bambino, nel 8,64% un familiare e nell’1,16% un’altra persona di fiducia. Le analisi dei dati si riferiscono ai parti vaginali.

Parti cesarei

Si conferma il ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. In media, il 37,5% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate in cui si registra tale procedura in circa il 58,3% dei parti contro il 34,6% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere, nel 28,8% dei parti di madri straniere si ricorre al taglio cesareo mentre si registra una percentuale del 39,5% nei parti di madri italiane.

Caratteristiche dei neonati e natimortalità

L’1% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,2% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,2% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10.

Sono stati rilevati 1.510 nati morti, corrispondenti ad un tasso di natimortalità pari a 2,72 nati morti ogni 1.000 nati.

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