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Paolo Savona e Giancarlo Mazzuca “La vita oltre l’euro”

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Paolo Savona e Giancarlo Mazzuca “La vita oltre l’euro” – Riflessioni a margine della presentazione del libro (Rubbettino Editore) – Milano Palazzo Cusani 77

ISTITUTO EUROPA ASIA
EUROPE ASIA INSTITUTE
Presidente Achille Colombo Clerici informa  

di Benito Sicchiero 

Paolo Savona alla presentazione del libro di Giancarlo Mazzuca “La vita oltre l’euro”

USCIRE DALLA MONETA UNICA? MEGLIO L’UNIONE POLITICA EUROPEA

Perché da sette anni l’economia dell’Italia va a fondo? Perché alcuni Paesi dell’Unione Europea crescono, mentre altri sono sull’orlo del fallimento? Perché Francesi e Inglesi sono arrivati al punto di immaginare un referendum per liberarsi di quest’Europa? Sono le domande che i politici – italiani ed europei – sono stati costretti a porsi, quest’anno, subito dopo gli choccanti risultati delle elezioni europee. Molti di questi politici, soprattutto in Italia e in Francia, oggi pensano che l’Europa e l’euro debbano essere cambiati, oppure l’Unione rischia di implodere.

“Minacciare di uscire dalla moneta unica per convincere l’Ue a fare le riforme che servono” sembra suggerire Paolo Savona  presentando, a Milano, il libro «La vita oltre l’euro» di Giancarlo Mazzuca, direttore de “Il Giorno” (Rubbettino Editore), frutto di una conversazione con l’imprenditore Ernesto Preatoni.

Mazzuca conosce da tempo l’economista: “E’ sempre stato un inflessibile custode della lira ai tempi di Bankitalia ed un europeista convinto anche quando è stato ministro del Tesoro. Avendo ben presente il suo passato di rigoroso monetarista, sono rimasto piuttosto sorpreso nel constatare come, in tutti questi anni, persino lui sia diventato scettico sulla fiducia incrollabile nella divisa comune di certi grands commis di Bruxelles”.

Rispondendo a una domanda di Mazzuca, Savona svela il tallone d’Achille dell’euro. “L’attuazione della moneta unica non corrisponde alla filosofia che ne era alla base”. E la mancata unione politica dell’Europa, “ha reso l’Ue zoppa e le sue istituzioni incapaci di funzionare”.
Cita peraltro Giuseppe Guarino (n.d.r. che da tempo sostiene la tesi della non vincolativita’, per illegittimita’ procedurale, del fiscal compact; tesi dal nostro Istituto in altra sede illustrata).

La soluzione: uscire dall’euro come parecchi chiedono? Andiamoci piano, sembra dire Savona: “Nessuno deciderà mai di affrontare il contenzioso internazionale che un’uscita dall’euro provocherebbe”.
Meglio puntare all’unione politica europea; chiedere all’Ue di riformare la sua stessa architettura.
Una causa che vale la minaccia, “da sussurrare riservatamente ai partner europei”, di tornare alla lira.
Ma bisogna agire in fretta. “A mercati chiusi – si raccomanda – evitando le corse dei risparmiatori agli sportelli delle banche col relativo crack degli istituti di credito e creando una camera di compensazione per preservare i consumi”.

“Anni fa, di fronte alle difficoltà dell’euro – racconta Savona – mi trovai a dichiarare: abbiamo bisogno di un piano B. Mi telefonò Tremonti, allora ministro, confessandomi: “Un piano B ce l’abbiamo“. Sono convinto che l’abbia anche la Banca d’Italia”.

Anni fa la situazione generale dell’economia era molto piu’ leggibile che ora. Se partiva un attacco alla lira, quand’ero in Banca d’Italia, si intuiva piu’ o meno da dove proveniva.
Spesso dal settore delle materie prime: ed allora, una semplice telefonata ad esempio a Ravenna, per chiedere notizie sull’andamanto del tempo, era sufficiente a calmare le acque.
Oggi il panorama e’ profondamente cambiato ed e’ assai arduo risalire, sul piano internazionale, alle origini dei fenomeni.

A frenare la politica è la mancanza di una spinta da parte dell’opinione pubblica, non solo italiana ma europea.

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