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Nel 2015 ciclo economico internazionale ha evidenziato una decelerazione

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Nel 2015 il ciclo economico internazionale ha evidenziato una decelerazione, con andamenti differenziati per le economie avanzate e per i paesi emergenti. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) stima la crescita del Pil mondiale nel 2015 al 3,1 per cento (+3,4 nell’anno precedente); alla sostanziale stabilità delle economie avanzate (+1,9 per cento, dal +1,8 nel 2014) si è contrapposto un deciso rallentamento dei paesi emergenti (+4,0 per cento, dal +4,6 per cento nel 2014). Gli Stati Uniti hanno confermato il ritmo di crescita del 2014 (+2,4 per cento) grazie al contributo fornito dai consumi privati (+1,8 punti percentuali) e dagli investimenti non residenziali (+0,8 punti), mentre l’apporto della domanda estera netta è stato sostanzialmente nullo (Tavola 1.1). Il ritmo di crescita del Pil è stato caratterizzato da una decelerazione nella seconda metà del 2015, determinata principalmente da una dinamica meno vivace dei consumi privati, dalla flessione degli investimenti non residenziali e delle esportazioni, queste ultime penalizzate dal rafforzamento del dollaro. Le pressioni inflazionistiche, ancora presenti nel primo semestre, si sono fortemente attenuate nella seconda parte dell’anno a causa della caduta del prezzo del petrolio. A circa sei anni dall’avvio della fase di ripresa ciclica, i miglioramenti del mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,7 per cento in gennaio al 5,0 per cento in dicembre) hanno indotto la Federal Reserve a operare a metà dicembre un rialzo dei tassi di policy (+25 punti base), fermi dal dicembre 2008 al livello zero. Il Giappone nel 2015 ha ripreso a crescere a passo moderato (+0,5 per cento) dopo la flessione dell’anno precedente. Nonostante il sostegno della politica monetaria, l’economia giapponese ha risentito negativamente della persistente debolezza dei consumi e del rallentamento dell’export verso la Cina, uno dei principali partner commerciali.

La ripresa nell’Uem è stata sospinta dalla domanda interna. Nel 2015 il Pil è cresciuto dell’1,6 per cento (dallo 0,9 per cento nel 2014). La domanda interna ha sperimentato una moderata espansione; in particolare i consumi privati e pubblici hanno complessivamente contribuito alla crescita dell’area per 1,2 punti percentuali (0,6 nel 2014), gli investimenti per cinque decimi di punto (da tre decimi nel 2014). In corso d’anno, il ritmo di espansione del Pil ha registrato una progressiva decelerazione (+0,4 per cento nel secondo trimestre 2015, +0,3 per cento nel terzo e quarto), determinata dal ristagno degli investimenti nel secondo e terzo trimestre e dall’apporto negativo delle esportazioni nette (-0,4 e -0,3 punti percentuali nel terzo e quarto trimestre dell’anno) che hanno risentito del rallentamento della domanda mondiale. In una situazione di inflazione pressoché nulla, la Banca centrale europea ha mantenuto una politica monetaria accomodante. Nelle economie emergenti è proseguita la decelerazione ciclica già in atto nel 2013 e 2014. Nelle principali economie emergenti il ciclo economico è rimasto complessivamente debole, con andamenti differenziati tra paesi. Brasile e Russia hanno sperimentato una forte contrazione del Pil (rispettivamente -3,8 e -3,7 per cento nel 2015), principalmente dovuta al calo dei prezzi delle materie prime (di cui entrambi i paesi sono esportatori netti). I conseguenti ingenti deflussi di capitali hanno determinato il deprezzamento del cambio e l’introduzione di misure di politica monetaria restrittive. All’acuirsi della recessione in Brasile e Russia si è contrapposta l’evoluzione positiva della situazione economica in India (+7,3 per cento la crescita del Pil nel 2015, dopo il +7,2 per cento del 2014). In Cina, il Pil ha rallentato la crescita al 6,9 per cento, dal 7,3 del 2014; continua il processo di riequilibrio dell’economia a favore dei consumi e dei servizi, mentre la decelerazione degli investimenti si riflette in un debole andamento delle importazioni e dell’attività manifatturiera.

Nei paesi avanzati, l’inflazione ha segnato una forte decelerazione. II rallentamento della domanda internazionale e la forte caduta delle quotazioni delle materie prime hanno inciso notevolmente sulla dinamica dei prezzi (0,3 per cento secondo le stime del Fmi nel 2015, da 1,4 per cento del 2014). In particolare, Stati Uniti e Giappone hanno registrato un forte rallentamento del ritmo di crescita dei prezzi al consumo (rispettivamente +0,1 e +0,8 per cento nel 2015, da +1,6 e +2,8 per cento dell’anno precedente); nell’Uem la crescita è stata nulla. Con riferimento ai paesi emergenti, l’inflazione è risultata in deciso rallentamento in Cina (+1,4 da +2,0 per cento del 2014); in India è rimasta coerente con l’obiettivo della Banca centrale (+5,9 per cento); in Russia si è mantenuta elevata (+15,5 per cento); in Brasile è cresciuta ulteriormente (+9,0 per cento, dal +6,3 del 2014). Il forte rallentamento delle importazioni dei paesi emergenti ha inciso sulla dinamica degli scambi mondiali.

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