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Morto il partigiano norvegese che fermò la bomba atomica di Hitler

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giovedì, Marzo 28, 2024

Il partigiano norvegese Joachim Ronneberg, scomparso oggi a 99 anni, è stato in effetti tra le figure più emblematiche della guerra al nazismo perché con uno sparuto gruppo di amici riuscì a fermare le ambizioni nucleari di Adolf Hitler, sabotando un impianto idroelettrico nel suo paese, essenziale per la produzione della prima bomba del Reich. La vita dell’uomo che fermò l’atomica di Hitler ha i contorni di un romanzo fin dalla giovane età. Nel ’40, a 21 anni, scappò dalla Norvegia occupata dai nazisti a bordo di una barca, insieme con otto amici.

Ma la sua idea era di ritornare a combattere l’invasore. Nel frattempo la Germania, forte dei suoi successi militari su vari fronti della Seconda Guerra Mondiale, inseguiva gli Alleati nella corsa agli armamenti nucleari. Quindi aveva bisogno della cosiddetta acqua pesante, con particelle atomiche nel suo nucleo di idrogeno. L’unico impianto in grado di produrre grosse quantità di acqua pesante in quel periodo era la centrale idroelettrica di Telemark, nel sud della Norvegia. Abbastanza da diventare un obiettivo della Resistenza. Nel ’42 ci fu una prima azione di sabotaggio, che tuttavia fallì. L’anno dopo, Ronneberg scelse un ristretto gruppo di compagni, dando il via all’operazione “Gunnerside”, sotto comando alleato. «Eravamo una gang di amici che volevano fare il lavoro insieme», ha raccontato Ronneberg alla Bbc nel settantesimo anniversario della missione, nel 2013.

Il commando si paracadutò su un altopiano, attraversò il paese sciando, scalò un burrone e attraversò un fiume ghiacciato. Infine, utilizzando la ferrovia, raggiunse l’impianto, riuscendo a piazzare l’esplosivo e a far saltare tutto. «Abbiamo pensato molto spesso che si trattasse di un viaggio di sola andata», ha ricordato il capo della missione. Anche la fuga fu altrettanto rocambolesca: oltre 300 km sugli sci fino in Svezia, inseguiti da migliaia di soldati tedeschi. «Il miglior weekend sciistico che abbia mai avuto», ha commentato a tanti anni di distanza Ronneberg. Concedendosi dell’ironia per spiegare l’azione di sabotaggio più riuscita della guerra. Che abbinata ai raid americani l’anno successivo costrinse i tedeschi ad abbandonare i loro piani nucleari.

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