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Monti: Non soffochiamo la ripresa con una crisi sull’Imu.

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Mario Monti , forse il prossimo PremierIQ. 12/08/2013 – Mentre infuria il dibattito politico, in particolare sull’IMU, si è prestata poca attenzione ad un’indicazione importante sull’economia italiana, pubblicata giovedì 8 agosto dall’OCSE. Eppure è proprio a questa indicazione che dovrebbero guardare oggi le forze politiche, per orientare i loro comportamenti in modo responsabile.

ARRIVA LA RIPRESA, FRUTTO DELLA CRISI SVENTATA, DEL BILANCIO RISANATO E DELLE PRIME RIFORME STRUTTURALI

L’azione di un governo per sventare una grave crisi finanziaria, risanare il bilancio pubblico e favorire la crescita mediante le riforme strutturali non può certo essere indolore e richiede un certo tempo prima che si manifestino gli effetti desiderati. Ciò corrisponde al comune buon senso ed è ben noto agli esperti, che a volte tendono peraltro a dimenticarlo con disinvoltura quando si impegnano nella polemica politica. Esistono alcuni leading indicators che tendono a segnalare, con un anticipo di circa sei mesi, i punti di svolta del livello effettivo di attività produttiva.

Per ogni Paese l’OCSE pubblica un dato sintetico di tali indicatori (composite leading indicator, CLI). I dati pubblicati giovedì che arrivano fino a giugno 2013, mostrano che i primi segni di miglioramento del CLI per l’Italia risalgono all’autunno 2012. Da gennaio 2013, ormai per sei mesi consecutivi, la tendenza alla crescita accelera in Italia (le variazioni percentuali mensili del CLI sono crescenti), mentre si è stabilizzata nell’insieme dell’Eurozona.

Il punto di svolta verso l’alto della produzione effettiva dovrebbe essere vicino, come il Governo e la Banca d’Italia hanno segnalato in questi giorni. (Chissà se un giorno se ne convincerà anche quella personalità di vertice del mondo imprenditoriale che, ancora il 10 giugno, giudicava la politica economica introdotta nel novembre 2011 come un esercizio di “austerità fine a se stessa”).

Purtroppo, tutti gli osservatori convengono che occorrerà ancora parecchio tempo prima che la svolta positiva si manifesti anche per l’occupazione. Finchè ciò non avverrà, “il clima sociale sarà molto faticoso e pieno di difficoltà”, come ha giustamente affermato il Presidente del Consiglio Enrico Letta. Per consolidare la ripresa produttiva ed estenderla all’occupazione, soprattutto giovanile, è necessario non deflettere dalla disciplina di bilancio e intensificare risolutamente le riforme strutturali. Il FMI ha recentemente previsto che l’applicazione piena delle riforme varate dal governo precedente porterebbe di per sé, sull’arco di cinque anni, ad una crescita del 5,75% in più di quella che vi sarebbe altrimenti.

I DUE RISCHI DA EVITARE

1) Una crisi di governo

Quanto precede ha due implicazioni politiche immediate:

Un’interruzione dell’opera del Governo Letta – impegnato a proseguire le riforme strutturali e a sostenere l’economia con specifici provvedimenti ora resi possibili dagli sforzi precedenti – recherebbe danni particolarmente gravi alla situazione economica e sociale del Paese, oltre che seri rischi per l’Eurozona.

Se poi una crisi di governo dovesse portare ad elezioni anticipate, il cumulo di macerie seppellirebbe in ugual misura vincitori, sconfitti e tutti i cittadini, compresi quelli ai quali si vorrebbe far credere che si è arrivati alla rottura per tener fede alla promessa di liberarli dall’IMU.

2) Una rottura sull’IMU

La questione più “calda” del momento, quella dell’IMU, va anch’essa responsabilmente inquadrata in questa fase, che è promettente, ma di grande fragilità.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato nei giorni scorsi un’analisi sulla tassazione della casa che aiuterà a compiere una scelta politica ragionevole. Nessuno potrà trincerarsi dietro asserzioni apodittiche e venate di prepotenza.

E’ invece apprezzabile la chiara ma pacata dichiarazione del Presidente del Gruppo PdL al Senato, Renato Schifani: “Prendiamo atto dei toni costruttivi del Presidente Letta sulla revisione dell’IMU. Siamo certi che entro agosto sarà definita e che prevedrà l’abolizione dell’imposta sulla prima casa secondo gli accordi e il programma di governo. Il PdL non ne fa una mera questione di principio, ma di sostanza. Liberare la prima casa dall’iniquo balzello, significa rilanciare il mercato immobiliare e far ripartire il “mattone””. E’ da ritenere che quel “siamo certi” esprima una certezza soggettiva, un forte auspicio, circa l’abolizione. Ma, al di là di questo, il Presidente Schifani indica lucidamente le due chiavi con le quali procedere : “gli accordi e il programma di governo” e la necessità che prevalgano le considerazioni “di sostanza “ su quelle “di principio”.

In mancanza di un iniziale “Patto di coalizione” (che il Presidente Letta, come proposto da Scelta Civica, si è detto interessato a costruire alla ripresa dei lavori), l’unico “accordo e programma di governo” è costituito dalle Dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio alle Camere, del 29 aprile, sulle quali ha ottenuto la fiducia dai partiti della maggioranza. Il passaggio rilevante è il seguente : “[…] la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto, quindi, ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neoassunti. Poi, una politica fiscale della casa che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come quello dell’edilizia, includere incentivi per ristrutturazioni ecologiche, affitti e mutui agevolati per giovani coppie, e poi bisogna superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa, intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo al Governo e al Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti”.

E’ difficile dedurre da questo testo che il governo sia impegnato all’abolizione della tassazione sulla prima casa. E’ invece chiara l’indicazione di due priorità : del lavoro rispetto alla casa ; e del favore alle famiglie meno abbienti, rispetto a quelle più abbienti. Su questo testo il governo e la maggioranza sono impegnati. Ogni altro elemento può aver fatto parte di promesse elettorali di questo o quel partito, ma non può impegnare il governo.

Per quanto riguarda poi la “sostanza”, si può fare la considerazione seguente. In una fase nella quale, se non si commettono grossi errori (come una crisi di governo o un ritorno all’indisciplina di bilancio), l’economia manifesta una tendenza alla graduale ripresa, mentre l’occupazione è destinata a soffrire ancora, sembra certo sensato provvedere a quanto il governo si è impegnato a fare in materia di IMU. Ma ogni risorsa eventualmente disponibile deve essere dedicata prioritariamente alla riduzione del cuneo fiscale, per rilanciare la competitività e l’occupazione nell’insieme dell’economia.

VERSO UN PATTO DI COALIZIONE PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE

Se, così facendo, il PdL dovesse sentirsi non appagato (rispetto alle promesse che ha fatto agli elettori, non certo rispetto agli impegni del governo), potrebbe cercare un’affermazione politica su una linea liberale e riformista, che contribuirebbe alla crescita della produzione e dell’occupazione. Potrebbe cioè chiedere con forza che, nel Patto di coalizione da stipularsi, figurino chiari obiettivi e precisi strumenti per rendere più moderno il mercato del lavoro e per non diluire il contenuto della riforma delle pensioni del dicembre 2011.

Scelta Civica ha già manifestato questi intendimenti e appoggerebbe una simile posizione del PdL, anche di fronte a resistenze del PD. Per le ragioni sopra indicate, Scelta Civica si opporrebbe invece, come altri, a richieste eccessive del PdL in materia di IMU, non coerenti né con la situazione economico-finanziaria del Paese, né con gli impegni del governo e della maggioranza.

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