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La moderna “Strage degli Innocenti”

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venerdì, Aprile 19, 2024

L’Angolo della Psicologa con la nostra Dott.ssa Marisa Nicolini

Dinamiche e conflitti nella separazione coniugale

“I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un’arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni” afferma la Dr.ssa Carmen Pugliese, PM del pool della Procura di Bergamo specializzato in reati sessuali e familiari, a commento dei dati che vedono questo tipo di violenza aumentare in maniera significativa nel corso degli anni.

E se è vero che, purtroppo, padri e mariti sembrano sempre più propensi ad alzare le mani, è altrettanto accertato che molte volte le versioni fornite dalle presunte vittime (quasi sempre donne) sono gonfiate ad arte. “Solo due casi su dieci dei maltrattamenti denunciati sono veri”, prosegue la Pugliese. Dunque, l’80% delle querele (il 92% secondo il Prof. G.B. Camerini, Cattedra di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Modena) è un falso, finalizzato ad ottenere benefici in corso di separazione coniugale o ad allontanare dal proprio orizzonte un marito/padre che si vuole punire.

E’ ormai accertato che il pur positivo istituto dell’affidamento condiviso dei figli minori, così com’è formulato, ha comportato un inasprimento del conflitto peri-separativo. In un numero crescente di casi le madri che non vogliono dover gestire i figli in spirito di collaborazione con padri ritenuti ‘odiosi’ (come mariti!) artatamente creano i presupposti per poter sporgere denunce per falsi abusi subiti durante la convivenza (e mai denunciati prima) o addirittura perpetrati sui figli (falsi abusi).

Poche, in percentuale, le inchieste che sfociano in condanna. “Molte volte – rivela il PM Pugliese – siamo noi stessi a chiedere l’archiviazione. In altri casi, invece, si arriva a un processo dove la presunta vittima ridimensiona il proprio racconto. E’ successo anche che qualche ex-moglie sia finita indagata per calunnia”.

“A sporgere denunce che successivamente si rivelano false – conferma Jacqueline Monica Magi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia – sono nella maggior parte dei casi donne, spesso madri, che in tal modo tentano di allontanare gli ex-mariti dai figli o, peggio, credono di vendicarsi di non si sa quali torti subiti durante il matrimonio, senza non solo non capire che una falsa denuncia è un reato, ma soprattutto che in tal modo rovinano in primo luogo la vita dei propri figli negandogli il padre e distruggendo la possibilità di fare giustizia per i casi di vere violenze”.

L’alta percentuale di false denunce, come dichiarato dai due magistrati, consiglia gli operatori che si occupano di violenza in tutte le sue forme a una opportuna cautela qualora si trovino ad accogliere persone che lamentino di aver subito gravi maltrattamenti ad opera di un partner, di un ex-partner o di un soggetto ad esse legato da vincolo parentale o di altro genere (p. es.: amico, collega) poiché potrebbe trattarsi di false vittime (False Victimization Syndrome).

Interessante, da un punto di vista vittimologico, distinguere le fase vittime dalle vittime attive. Le prime denunciano violenze mai subite al solo scopo di danneggiare/screditare l’altro o quale espressione di una vera psicopatologia (p. es.: creare storie immaginarie di violenza, alterare la verità arricchendola di dettagli apparentemente credibili). Le seconde, invece, le vittime attive, con il loro comportamento arrogante, prepotente e denigratorio provocano nel partner una condotta aggressiva nei loro confronti. In alcuni casi la persona infine aggredita ha agito per fini prettamente utilitaristici (p. es.: per giustificare una richiesta di separazione o di affidamento esclusivo dei figli), subdolamente e deliberatamente con il preciso intento di indurre nell’altro una reazione violenta per poi accusarlo di essere soggetto pericoloso.

In questa linea si inserisce il cosiddetto Mobbing genitoriale orizzontale, che consiste nella delegittimazione di un coniuge da parte dell’altro mediante ricorrenti offese e umiliazioni sia in privato che in presenza di figli, parenti o amici ed estranei. Questi comportamenti persecutori, insidiosi e persistenti, di un genitore separato o in via di separazione, nei confronti dell’altro, ha spesso lo scopo di impedirgli qualsiasi ‘interferenza’ nella cura, nell’assistenza e nell’educazione della prole.

Non di rado il Mobbing genitoriale evolve in una vera e propria PAS, ossia in quell’Alienazione Genitoriale che attiva nei figli stessi profondi sentimenti di disconferma e rifiuto del genitore alienato (il più delle volte il padre in quanto non collocatario).

 22 aprile marisaConclusioni
Sono sempre più gravi le dinamiche familiari e pesanti i costi dei conflitti che ex-partner e figli si trovano a pagare all’esito di una crisi coniugale. Sarebbe auspicabile comprendere che, come è necessaria la scuola-guida o il corso pre-parto, così è indispensabile una formazione preparatoria in vista della separazione coniugale, per prendere coscienza di quanti e quanto gravi errori si possono commettere (talvolta in buonafede) quando le emozioni (o gli interessi!) prendono il sopravvento sul buonsenso e sul principio dell’”esclusivo interesse dei minori”.
Da parte degli addetti ai lavori, infine, è necessario rivedere – a otto anni dall’entrata in vigore della Legge n. 54 del febbraio 2006 istitutiva dell’affidamento condiviso – i sistemi di valutazione dell’idoneità genitoriale e i principi fondamentali di una co-genitorialità sufficientemente buona. Per arginare, quanto meno, l’attuale strage degli innocenti = incolpevoli figli dilaniati da guerre familiari che minano per sempre il senso di fiducia negli altri e la capacità di amare.
Per approfondimenti cfr. DdL n. 2454/2010 contenente “Nuove norme sull’affidamento condiviso dei figli di genitori separati”.

Dott.ssa Marisa Nicolini

La Dott.ssa Marisa Nicolini è psicologa e psicoterapeuta, abilitata all’insegnamento della Psicologia Sociale e Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Viterbo.
Collabora, tra l’altro, con la Casa di Cura “Villa Rosa” di Viterbo e con la “Clinica Parioli” di Roma e riceve presso lo Studio di Psicologia Clinica e Giuridica in Via A. Polidori, 5 – Viterbo, cell. 3288727581, e-mail m_nicolini@virgilio.it
Collabora con le Associazioni AIAF (Avvocati di Famiglia e Minori) e Donne per la Sicurezza onlus.
Potete conoscere meglio le sue attività ai seguenti link:
www.marisanicolinipsicologaviterbo.freshcreator.com
http://psicologanicolini.oneminutesite.it
Inoltre potete seguire le sue attività consultando la pagina Facebook http://www.facebook.com/pages/Studio-di-Psicologia-Clinica-e-Giuridica-Drssa-Marisa-Nicolini/177076385739068?ref=ts&fref=ts

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