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Mafia “servente” e caso Moro: una verità che emerge dopo 40 anni

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Mafia “servente” e caso Moro: una verità che emerge dopo 40 anni

Un’inchiesta inedita nel suo metodo della giornalista Simona Zecchi fa emergere la verità mancante sul Caso Moro

Sono passati quarant’anni dal sequestro e dall’omicidio di Aldo Moro: un rapimento seguito dalla morte che ancora oggi trascina con sè tanti coni d’ombra, abbastanza per comprendere ormai che le Brigate Rosse non sono stati gli unici attori responsabili di quella tragedia. Di quei cinquantacinque giorni che hanno stravolto e cambiato l’Italia, rimangono ancora il mistero, le ombre, i dubbi, le perplessità e soprattutto i nodi mai sciolti: l’affaire Moro è ancora oggetto di discussione tra i tavoli giurisprudenziali e mediatici, mentre di pari passo prosegue una ricerca della verità da parte di alcuni,una ricerca di verità che Simona Zecchi-giornalista e scrittrice -già autrice del libro-inchiesta su Pasolini (Pasolini, Massacro di un Poeta, Ponte alle Grazie pp.320)sottopone all’attenzione dei suoi lettori.

L’autrice infatti ritorna alla ribalta con un altro libro-inchiesta dal titolo ”La Criminalità servente nel caso Moro” , (La Nave di Teseo, Milano pagg. 294) che ricostruisce i cinquantacinque giorni del rapimento e dell’omicidio di Moro, ritrovato morto ammazzato nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani a Roma il 09 Maggio 1978, dopo essere stato rapito il 16 Marzo, e nel farlo ricostruisce i diversi ruoli della criminalità organizzata coinvolti nel caso, dando un quadro per la prima volta unitario a questo filone spesso non preso troppo sul serio. La Zecchi, nel suo libro-inchiesta “La criminalità servente nel caso Moro”,  si serve non solo dei cinque processi, della documentazione delle diverse Commissioni parlamentari d’inchiesta su stragi e criminalità, che si sono succedute negli anni – incluse le due Commissioni Moro – e  dello studio di decine di inchieste giornalistiche e storiche scritte sul Caso, ma soprattutto utilizza una metodologia specifica , in grado di toccare la realtà con mano. La giornalista ama attraversare i fatti, e riesce in questa operazione di ricostruzione e indagine giornalistica, grazie all’elaborazione delle memorie scritte, di nomi sottotaciuti, dando voce ai silenzi costanti ,da sempre compagni di questa storia ancora tutta attuale. Dal suo libro emergono poi le tante  omissioni che hanno scritto la storia parallela del Caso Moro.

La Zecchi svolge un’analisi capillare e chiara, partendo da Via Fani ( zona a Nord della Capitale, dove Moro viene prelevato e la sua scorta sterminata), ribalta la versione conosciuta da una buona parte della opinione pubblica ,secondo cui a portare l’attacco al “Cuore dello Stato” quella primavera del 1978 erano le Brigate Rosse sole. Ad emergere su tutte è il ruolo di una struttura piu’ ampia e occulta che ha avuto un ruolo rilevante su quell’evento.

La criminalità è servente perché ha servito ed è stata servita da tanti personaggi di potere, manipola tutto ciò che è intorno, e per dirla con la Zecchi copre le cronache sommerse e le carte giudiziarie; in questo marasma le Br non sono certo immuni, però non svolgono un ruolo di primo piano,: non si possono certo dimenticare Valerio Morucci, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari e Franco Bonisoli, i quattro brigatisti che spararono alla scorta nel giorno del sequestro, ma non si può ormai piu’ negare che ci fossero altri presenti, tra cui un boss della ‘Ndrangheta. La presenza del fenomeno mafioso, intriso di amicizie e legami (l’avvocato Francesco Gangemi, in odore di servizi, era un affezionato elettore Dc che aveva giurato fedeltà all’organizzazione), ed altri nomi da brivido che hanno tenuto banco in quegli anni ’70 come Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra Organizzata nata per volere della ‘ndrangheta, oppure il boss Attimonelli, e tanti altri nomi che hanno decretato l’interruzione delle trattative nel Caso Moro, che  sono la costante del Caso Moro secondo l’autrice. Un libro che dà elementi per uscire dalla matassa (citato anche il campus calabrese, oggetto di infiltrazioni mafiose in alcuni casi, l’Università Arcavacata di Catanzaro) che la Zecchi dipana incrociando i fatti in contro luce e indagandone da sola di nuovi , ricostruendo elementi storiografici, nomi di persona, e famiglie di vertice di ‘ndrangheta coinvolte. Chi è il responsabile della morte di Aldo Moro? Lo stato, Cossiga, Giulio Andreotti, la ‘ndrangheta, la mafia, Le Br, Steve Pieczenick-ex consulente Usa? …. O semplicemente la società corrotta, avvezza alla menzogna, alle manipolazioni: hanno fatto tutti da collante al puzzle contorto di questo affaire, con lo scopo intenzionale di impedire agli inquirenti italiani di trovare il carcere dove era rinchiuso Moro. Alla parte di inquirenti , forze dell’ordine e servizi segreti che lo volevano vivo.

Nel lavoro di indagine e di ricerca- suffragato da uno spesso supporto storico-giudiziario- l’autrice inoltre mette inoltre a  confronto  alcuni casi di rapimento che hanno preceduto il Caso Moro, alcuni dei quali poco o punto noti all’opinione pubblica. Da questa parte di ricostruzione emerge un dato: spesso i delitti e i rapimenti venivano perpetrati per procurare ingenti somme di denaro da destinare alle organizzazioni che sovvertivano le istituzioni, un voler servire questi poteri istituzionalizzati e legalizzati attraverso forme oscure e di natura prettamente mafiosa; in alcuni casi le trattative andavano a buon fine, in altri –come  nel caso Moro –  sorgevano dei problemi, legati soprattutto ai rapporti tra mafia, criminalità, eversione e pezzi di Stato. Tuttavia le lettere di Moro, in particolare quella rivolta ai suoi compagni di partito e al PCI che piu’ di ogni altro in quel momento storico manteneva per ovvie ragioni politiche la decisione della fermezza, costituiscono un altro spunto di riflessione, con la funzione di sciogliere alcuni nodi complicatissimi, e tuttora al vaglio della giustizia (sono ancora in carico alla procura di Roma alcuni filoni d’indagine relativi al caso Moro infatti). L’affaire Moro è ancora tutto chiuso nei cassetti segreti dello Stato, della finanza, dei servizi segreti anche stranieri e non smette di reclamare verità.

 

a cura di Matteo Spagnuolo

 

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