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Le memorie involontarie: il passato in una scatola

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Ogni individuo, nel suo agire, appare interessato a rintracciare nel ricordo il profumo del tempo, cioè l’insieme delle reminiscenze che vengono a galla.

Una musica, una canzone,un colore, un oggetto, una fantasia, una sensazione o anche un brano cantato possono far riaffiorare quei ricordi lontani, collocati ormai negli anfratti della nostra anima, dunque il ricordo può arrivare in modo del tutto  inaspettato: basta un piccolo dolce, un profumo, una parola, e tutto torna e riemerge in superficie, una condanna o una salvezza.

L’appuntamento con il ricordo cosa mette in evidenza? Si tratta di riconoscersi, conoscere nuovamente ciò che si è conosciuto vivendo, difatti la parola “ricordo” si riallaccia in senso figurato al termine francese “Madeleine di Proust” , che sta ad indicare una parte della vita quotidiana, un oggetto, un gesto, un colore , in grado di  riportare al passato remoto-effetto di un uragano di ricordi-proveniente dai passi più celebri “Dalla parte di Swann” di Marcel Proust, in cui il ricordo si cristallizza, diventa realtà e fa rivivere  i vecchi legami, le antiche sensazioni, il che può essere  terapeutico, mentre altre volte può risultare di una tristezza infinita.

“Da dove mi era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura”, ancora Proust notava come le emozioni, il ricordo, la memoria perduta potessero avere un potere coercitivo sulla vita di ognuno , rimettendo in atto e all’improvviso qualcosa di superato e lasciato alle spalle da tempo.

Cos’è la memoria? “Per me, le memoria volontaria-spiegava  Proust nel 1913-che è soprattutto una memoria dell’intelligenza e degli occhi, ci offre del passato solo  facce prive di verità”, confutando le tesi di chi sosteneva il contrario, a favore della memoria involontaria, che è un riproporsi immediato del ricordo, senza alcuno sforzo , bensì basta un’immagine, una frase solenne, qualcosa di colorato, una parola importante , un momento di vita quotidiana a far da filo conduttore tra il silenzio e il rumore, dati dalla ricerca del tempo perduto, dei pensieri  lontani, rivelatori di luce ed illuminazione della mente ad immagine del passato-presente.

I ricordi fanno parte di un’isola di affetti, di memorie, di notti insonni, di sogni e di desideri all’interno delle stanze di un’infanzia finita o quasi perduta , che si interfaccia con l’età adulta incombente, che prende il nome di “esperienza”. La parola “esperienza”in verità può essere adoperata in varie accezioni, spesso come patrimonio esperienziale di attimi, di quotidianità, che sono espressione del riconoscimento del proprio vissuto. Già in altre occasioni abbiamo avuto modo di apprezzare i benefici della musicoterapia sulla mente umana: una modalità di approccio alla persona che utilizza la comunicazione non verbale per mettere in atto terapie risolutive ad un problema esistenziale attraverso la musica. Dello stesso parere è Enrico Caruso-Handpan player, che si esprime così:” Nella musica, da secoli, è racchiuso un messaggio sempre molto intimo da parte del compositore, un messaggio che può essere di livello universale, infatti quando ascoltiamo un brano che per noi è significativo, quelle note nel bene e nel male non potranno fare altro che riportarti in quei ricordi, in quelle persone che noi pensavamo eterne. Inoltre, la musica strumentale, come ad esempio il mio progetto che da due anni sto portando avanti, ha la funzione di rievocare i ricordi, tant’è vero che la musica suonata con gli Handpan ha un utilizzo fondamentale nella meditazione”; si evince, quindi, che la rievocazione compare sempre dopo un lutto, dopo un fatto poco felice nella nostra vita e spesso serve per introdurci nella dimensione del “post-trauma” accanto al nuovo  scorrere del tempo.

a cura di Matteo Spagnuolo

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