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La memoria difensiva di Salvini sul caso Gregoretti.

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martedì, Marzo 19, 2024

Sette mail inviate tra il 25 e il 31 luglio 2019 dagli uffici di gabinetto del ministero degli Esteri e di palazzo Chigi per gestire la vicenda della nave della guardia costiera Gregoretti, arrivata in acque italiane con 131 migranti a bordo e bloccata nel porto di Augusta per ordine di Matteo Salvini. Sono questi i documenti allegati alla memoria dell’ex titolare del Viminale per ribadire che «anche in questa occasione emerge ancora una volta che, in linea con la prassi consolidata, la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonoma e solitaria del Ministero dell’Interno, bensì una iniziativa del Governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel Contratto di Governo, che non può essere svilita come mera posizione politica avulsa dalla complessiva strategia dell’Esecutivo».

Il documento depositato presso la giunta per le autorizzazioni del Senato chiede di negare il via libera al tribunale dei ministri di Catania per sollecitare il rinvio a giudizio di Salvini con l’accusa di sequestro di persona. E lo fa sostenendo «i rischi derivanti dall’arrivo dei migranti». Scrive infatti Salvini: «La gestione, il monitoraggio e il controllo dei flussi migratori appaiono strettamente connessi all’interesse nazionale, sussistendo anche chiari profili attinenti all’ordine ed alla sicurezza pubblica, nonché alla sicurezza della Repubblica, come del resto sottolineato dal Direttore Generale del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza che, nell’ambito della riunione del Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del 13 giugno 2018, ha evidenziato “la centralità assoluta della minaccia jihadista nell’agenda di sicurezza di tutto il mondo aggiungendo che in questo contesto … non deve neppure essere sottovalutata la possibilità che i flussi migratori possano rappresentare il veicolo per l’arrivo di soggetti infiltrati allo scopo di compiere azioni violente ….».

«Conte d’accordo»

Salvini cita gli interventi di Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede – vicepremier e titolare della Giustizia del governo gialloverde – per dimostrare come tutti fosse in linea. Ma punta soprattutto al presidente del Consiglio: «Debbo conclusivamente rilevare che l’azione attuativa dell’indirizzo governativo in materia di immigrazione è stata rimarcata anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Avv. Giuseppe Conte

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