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Istituzioni sanitarie cattoliche a convegno

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SANITA'-044IQ. 02/06/2013 – Si è svolto ieri mattina, sabato 1 giugno, dalle 10 alle 13, a Roma (Sala G. Allamano, Via delle Mura Aurelie, 16), un incontro a cui hanno partecipano circa 200 responsabili di strutture sanitarie cattoliche. E’ intervenuto anche il Ministro della Salute.

 Nella relazione del Segretario Generale della CEI, Mons. Mariano Crociata, la preoccupazione di veder chiudere servizi sanitari per problemi di ordine finanziario, acuiti da mancati rimborsi dei crediti accumulati; la volontà di distanziarsi da progetti mastodontici, “facili preda di oscuri gnomi della finanza virtuale”; la consapevolezza di dover alimentare il carisma per non perdere in tensione etica.

Riportiamo il testo di Mons. Crociata,

Le Istituzioni Sanitarie Cattoliche in Italia:

significati di una presenza

 

Roma, 1 giugno 2013

 

✠ Mariano Crociata

L’occasione odierna è davvero preziosa per condividere, secondo le responsabilità proprie di ciascuno, la premura che ci anima nei confronti del mondo della fragilità umana e della cura, così carico di sfide e di criticità, ma non di meno ricco di esperienze di dedizione, professionalità, innovazione e ricerca. Sono particolarmente compiaciuto di questo convegno, che conclude la serie di incontri regionali svolti in questi mesi accogliendo l’invito rivolto dalla Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana. L’iniziativa ha voluto rispondere a un’esigenza, diffusa nel mondo della sanità cattolica, di condivisione e di confronto, di sostegno reciproco e di rilancio dell’impegno vocazionale e professionale. La presenza di sacerdoti, religiosi, religiose e laici che operano nel vasto campo socio-sanitario, esprime la coscienza del momento che attraversiamo insieme alla volontà di affrontarlo con coraggio e fiducia.

Insieme a voi, un caloroso saluto rivolgo al Ministro della Salute, onorevole Beatrice Lorenzin, che ringrazio vivamente per la partecipazione. La sua presenza mi suggerisce la prima delle tre considerazioni che desidero offrire alla vostra riflessione. Quella cattolica rappresenta, come abbiamo ascoltato, una quota significativa, per numeri e qualità, della sanità pubblica . A essa fanno ricorso cittadini di tutte le regioni del Paese, confermando un credito guadagnato sul campo nel corso del tempo. L’intera società italiana trae vantaggio da presenze in cui la ricerca dei migliori standard di efficienza dei servizi socio-sanitari si coniuga con un’ispirazione imperniata sull’«accoglienza e cura totale della persona» e su una cultura della vita – dal concepimento fino alla sua conclusione naturale – che contrasta con la contemporanea rimozione del limite, del dolore, della morte. Per questo la Chiesa stessa guarda con fiducia alle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana, «nella certezza che esse possono offrire un valido contributo all’azione dello Stato nell’ambito della sanità, facendo appello al valore della solidarietà, nel rispetto del pluralismo dei valori e dei soggetti» .

Purtroppo, nonostante il carattere di servizio pubblico, le strutture della sanità cattolica sono sottoposte a uno stress gestionale e organizzativo che, in tempi di crisi come l’attuale, mette a repentaglio la sostenibilità del servizio stesso. Sappiamo bene come i ritardi abbiano radici complesse e chiedano a tutti una condivisione del disagio collettivo che attraversa non solo l’economia del nostro Paese. Nondimeno vanno segnalate disparità che non sempre rispettano la dignità propria di un servizio pubblico. Siamo fiduciosi che l’esperienza del credito di professionalità e talora anche di eccellenza di cui godono le istituzioni sanitarie cattoliche, possa trovare riscontro in un’attenzione rinnovata alle attese di cura dell’intera popolazione, che si dirige alle strutture pubbliche senza fare troppe differenze, se non – quando può – quelle dettate dal credito scientifico e dalla qualità dei servizi offerti.

Tra l’altro, proprio in tempi di maggior travaglio, la solidarietà e il dialogo dovrebbero indicare la via più adeguata per affrontare e superare le difficoltà. La Segreteria della Conferenza episcopale offre la sua disponibilità ad accompagnare la ricerca di soluzioni alle questioni che interessano la responsabilità degli organismi sanitari nel loro rapporto con le istituzioni governative e statuali. È importante non sprecare questa opportunità e cercare percorsi convergenti, per dare compattezza e persuasività ai rapporti istituzionali, che potranno solo avvantaggiarsi da un dialogo unitario, aperto e franco. Vanno scongiurati, per la loro sterilità se non per i danni che procurano, sia un’irragionevole contrapposizione frontale, sia la ricerca di percorsi di parte che disperdono energie e allontanano soluzioni strutturali positive per tutti. Confidiamo che la capacità di ascolto da parte delle istituzioni e della politica, oggi così autorevolmente significata dalla partecipazione del signor Ministro, caratterizzi un percorso che conduca a trovare soluzioni di sostenibilità e di durata per strutture socio-sanitarie attanagliate dalla crisi.

Ho voluto menzionare in prima battuta questo tema, a motivo delle urgenze dettate dalla situazione di strutture in alcuni casi a rischio di sopravvivenza; dobbiamo tuttavia prontamente aggiungere che l’ordine delle urgenze è sovrastato da quello delle cause più profonde e dei loro veri effetti, che non sono soltanto di carattere economico. In non pochi casi, la crisi economica è stata la circostanza rivelatrice di una fragilità più profonda. Non mi riferisco tanto a quelle strutture socio-sanitarie nelle quali sono state, purtroppo, portate allo scoperto malefatte e vere e proprie colpe di estrema gravità, morale se non amministrativa, poiché tutto questo, eventualmente, si condanna da sé; mi soffermo invece sulla perdita o quantomeno sull’appannamento di quello spirito che è all’origine di tante vostre opere. In esse si esige qualcosa di più della professionalità e della legalità, che devono essere assicurate con il massimo rigore: se non si radicano nel vivo carisma ispiratore della storia che ci sta alle spalle, anche la tensione etica si vede indebolita fino a estenuarsi. In questo senso risulterà particolarmente proficuo un approfondimento ulteriore del Motu proprio Intima Ecclesiae natura di papa Benedetto XVI, le cui indicazioni sono determinanti per quanti offrono un servizio di carità di matrice ecclesiale.

Questo secondo ordine di considerazioni suggerisce di tornare a rivolgere l’attenzione al piano delle motivazioni di fondo e in esso cercare coesione e sostegno. Le istituzioni sanitarie cattoliche presenti nel nostro Paese costituiscono una realtà consistente e in significativa evoluzione, eredi di una secolare tradizione e forti di una radicata presenza nel territorio. A tale riguardo, non è secondario ciò che sta progressivamente mutando nella composizione del personale che opera nelle vostre strutture, sempre più caratterizzato da una forte diminuzione di quello religioso. Si tratta di un’evoluzione che ha ripercussioni significative non soltanto sul piano eco-nomico, e che interpella la capacità di rinnovare la fedeltà al carisma da cui le opere sono sorte, rileggendolo alla luce della realtà presente e tenendolo vivo perché continui a portare frutto. L’identità specifica delle istituzioni sanitarie cattoliche, infatti, non è un limite né può costituire un elemento di discriminazione. Rappresenta piuttosto una risorsa in più per la capacità che possiede di interpretare profeticamente i mutamenti in atto, mostrando la viva attualità dei carismi fondatori.

Fra le caratteristiche e le trasformazioni che interessano le istituzioni sanitarie cattoliche merita un accenno, in tal senso, la dimostrata capacità di leggere e affrontare i bisogni emergenti nella situazione attuale, a riprova del legame col territorio e della disponibilità ad adattarsi alle novità, accettando anche di adeguarsi o riconvertirsi. Penso, ad esempio, alle numerose strutture per gli anziani affetti da patologie neurodegenerative, così come alle esperienze “di frontiera” nella ricerca e nella cura nel campo della psichiatria infantile e per gli adulti. Questo, e molto altro, è capace di produrre una vitalità religiosa tenuta alta da una forte tensione spirituale. Da essa scaturisce una intelligenza concreta e un giudizio corrispondente che rendono abili ad affrontare i problemi, a trovare nuove strade, a inventare aggiornamenti del carisma che incarnano la perenne giovinezza dello spirito che sta all’origine della nostra storia di prossimità, di cura e di solidarietà. A un tale impegno invita papa Francesco quando dice che bisogna «“ripensare la solidarietà” non più come semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo, di tutti gli uomini» . L’attenzione per l’evoluzione legislativa e per gli sviluppi degli strumenti economici e organizzativi, allora, deve rispecchiare e tradurre la vivacità di una intelligenza creativa, che non solo si integra perfettamente con una spiritualità profonda ma addirittura la postula, poiché solo spiriti spenti sono incapaci di risvegliare una intelligenza sonnolenta.

Richiamare tutto ciò non attenua, ma rafforza il senso di gratitudine e di re-sponsabilità verso quanti hanno dato vita a tali strutture o le sostengono, vi operano o vi trovano accoglienza e risposte competenti ai propri bisogni. È un aspetto che inter-pella anche le prospettive di sviluppo e le necessarie sinergie: e qui si sofferma, breve-mente, la terza considerazione. Sentire la responsabilità di essere eredi di una storia spirituale che ha generato e tenuto vive a volte per secoli opere significative, se non imponenti per valore, non deve rendere ciechi alle esigenze di cambiamento. Oggi un nome ineliminabile del cambiamento necessario è proprio sinergia. C’è una terza via, infatti, oltre la falsa alternativa tra andare avanti come si è sempre fatto e gettare la spugna e disfarsi di un’opera come se fosse un peso ingombrante: è la via della collaborazione, della interazione e della integrazione, delle molteplici forme di alleanze per segmenti specialistici o per intere strutture. Non ci si lasci ingannare, in questo mondo globalizzato, dal miraggio che la via d’uscita stia nella creazione di colossi o di mastodonti anonimi, facile preda di oscuri gnomi della finanza virtuale. Creare strutture solide, grandi ma senza gigantismi, sorrette da reti di protezione e di solidarietà che salvaguardino specificità, identità, inventiva della carità, garantite da buone pratiche e processi virtuosi, nonché da accresciuta efficienza: questa rappresenta una prospettiva realizzabile.

Se si coglie questa opportunità, in una fase che sta vedendo cambiare profon-damente il panorama della sanità, allora ci si troverà facilmente a camminare insieme. A questo proposito, i Tavoli della Sanità Cattolica, nazionali e regionali, pensati dai Vescovi come «utili a stabilire un collegamento permanente tra i soggetti aderenti per il confronto, la ricerca e l’attuazione di comuni indirizzi etico antropologici, anche per favorire l’effettivo perseguimento delle finalità evangeliche per cui le istituzioni sono sorte» , sono uno strumento importante da rivalutare opportunamente, con il leale contributo delle parti interessate. Coerenti con tale intendimento, torniamo a dichiarare la nostra disponibilità ad accompagnare e a coordinare tutti coloro che hanno intenzione di porsi sulla strada così indicata.

 

 

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