L’invito del premier a Di Maio e Salvini è quello recuperare un metodo di lavoro e, soprattutto, di tornare al rispetto reciproco non per esigenze di etichetta, quanto per dovere. Altrimenti, è il sotto-testo, per Conte è meglio finirla qui e salutarsi. Non c’è da attendersi una prova di forza, e tanto meno una sfida, ma la consapevolezza di essere – malgrado tutto – ancora l’unico punto di caduta di un governo che potrebbe essere chiamato a continuare ancora, malgrado tutto congiuri contro.
Il motivo è noto anche a Di Maio, che ne ha fatto una sorta di ancora di salvezza personale, e a Salvini, più volte edotto sulla faccenda dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti. E sta tutto nella concreta possibilità che al traballantissimo governo non venga risparmiato il compito di mettere in sicurezza i conti del Paese prima di nuove elezioni. Ovviamente molto dipende da ciò che dirà dopodomani la Commissione di Bruxelles, e tutto ruota sulla reazione che i mercati riserveranno ad una nuova – l’ennesima – richiesta di correzione dei conti pubblici, pena l’apertura di una procedura per eccesso di debito.
Visto l’andamento dello spread e le difficoltà della borsa, la richiesta – qualora dovessero crescere i pericoli per la tenuta del Paese di fronte a possibili attacchi speculativi – potrebbe arrivare direttamente dal Quirinale. Dalla presidenza della Repubblica non sono mai arrivate valutazioni ostative su un possibile voto anticipato. Al tempo stesso resta però da applicare il principio sancito dall’articolo 97 della Costituzione, e richiamato più volte dallo stesso Mattarella, secondo il quale «avere conti pubblici solidi e in ordine è una condizione indispensabile di sicurezza sociale, soprattutto per i giovani e per il loro futuro». I segnali di nervosismo degli investitori non mancano e da qualche giorno circola anche a palazzo Chigi l’ultimo e duro report di Goldam Sachs che parla dell’Italia come Plutone, un satellite «in fuga dall’Europa».