Ben 16 milioni di italiani, 4,3 milioni in più rispetto alla platea che oggi percepisce il «bonus» da 80 euro introdotto da Renzi. Il beneficio lordo annuo sarà compreso da 1200 e 192 euro ed interesserà anche i redditi più alti, sino ad un massimodi 40 mila euro lordi l’anno, mentre restano ancora esclusi i cosiddetti incapienti che dichiarano meno di 8.200 euro. Per il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ieri assieme al premier Conte ha incontrato i sindacati e messo il sigillo finale sulla proposta, questo intervento «ispirato alla crescita e all’equità, rappresenta il primo passo di una più generale riforma fiscale a favore dei redditi medio-bassi». Il prossimo passo è atteso ad aprile quando il governo varerà una apposita legge delega destinata ad avviare la tanto attesa riforma dell’Irpef. «Vogliamo fare le cose per bene – ha detto ieri Gualtieri – con serietà, discutendo e ragionando».
Intanto dal primo luglio, grazie ai 3 miliardi di euro stanziati con la legge di bilancio (che saliranno a 5 nel 2021), le buste paga diventano un poco più pesanti. Agli attuali percettori del «bonus Renzi», in tutto 11,7 milioni di lavoratori compresi nella fascia 8.200-24.600 euro lordi annui, viene concesso un aumento di 20 euro al mese in modo da portare il loro beneficio da 960 a 1200 euro annui. E questo bonus ora viene assegnato anche a 750 mila contribuenti che arrivano sino al tetto di 28 mila euro, compresa la fascia 24.600-26.600 euro che oggi percepisce in maniera decrescente gli 80 euro. Da 28 a 35 mila euro di reddito (altri 2,6 milioni di lavoratori) lo sconto, questa volta non più sotto forma di bonus ma di aumento delle detrazioni fiscali in modo da rendere più facile in prospettiva l’intervento sulle aliquote, viene invece fissato in 80 euro lordi/mese. Importo che sopra i 35 mila euro inizia poi a calare progressivamente (vedere grafico a fianco) arrivando a 192 euro/anno a quota 39 mila euro per azzerarsi una volta raggiunti i 40 mila.