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A Sanremo si balla per le donne

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femminicidio  15/02/2013 IQ di Stefania Paradiso

“Chi ama non mena”. Finisce così il monologo di Luciana Littizzetto al Festival di Sanremo contro la violenza sulle donne. Il Festival è stata l’occasione per parlare delle donne, dell’amore e di cose molto serie, tra le quali la lotta al femminicidio. La coreografia è stata quella di Break the chain che oltre un milione di persone avevano ballato in tutte le piazze del mondo durante il giorno.

Non solo in Italia, ma anche in India, Afghanistan, in Angola e negli Stati Uniti, un solo ballo contro ogni tipo di abuso. Un flash mob per ribellarsi alla violenza, agli stupri e agli omicidi. Oltre 200 paesi e 5.000 associazioni hanno partecipato a questa campagna fatta di canti, flash mob, marce e danze. L’iniziativa è stata lanciata da Eve Ensler, l’autrice dei Monologhi della vagina per ricordare che non si può restare insensibili ed indifferenti di fronte al fatto che un miliardo di donne, una su tre in tutto il mondo, è stata vittime di violenza almeno una volta nella vita. A Roma, in piazza di Spagna, il simbolo della giornata è stato un guanto bianco sporco di sangue, un indumento rosso e la bandiera dell’Italia. A Napoli più di mille donne hanno ballato ricordando Giuseppina Di Fraia morta proprio nel giorno di San Valentino. Da Firenze a Bologna, da Parma a Palermo, le donne ieri hanno ballato anche per ricordare la modella sudafricana Reeva Steenkamp, uccisa dal fidanzato Oscar Pistorius. In Gran Bretagna sono state circa 200 le manifestazioni, in Germania  sono stati organizzati eventi in 126 città, in Islanda, 1500 persone hanno affollato l’Harpa Music Hall scatenandosi in danze di solidarietà. In Afghanistan centinaia di attiviste hanno marciato nelle strade di Kabul. In Afghanistan questa iniziativa ha ancor più valore visto che nascere donna lì è ancor più penalizzante che altrove. In India è stata ricordata la ragazza morta dopo uno stupro collettivo. In Africa la manifestazione ha assunto una valenza maggiore per lottare oltre che contro gli omicidi anche contro la mutilazione genitale femminile, purtroppo ancora molto diffusa.. Come afferma Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children “la mobilitazione può essere l’occasione per far luce anche sulle gravi conseguenze per le bambine e i bambini che assistono a una violenza su una persona per loro fondamentale come la  madre”. Dall’inizio del 2012 ad oggi, secondo un bilancio non ufficiale, sono state uccise più di 100 donne, secondo i dati raccolti dal Telefono Rosa. Numeri sempre più alti e preoccupanti. Uomini che odiano le donne oppure le amano in un modo malato e decidono che l’unico modo che hanno per fermarle è ammazzarle. Ma per ogni donna ammazzata ce ne saranno tantissime che parleranno, osserveranno e si ribelleranno a questo scempio, a questi uomini che non sono degni di tale denominazione.

 

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